• Band: TYGERS OF PAN TANG
• Durata: 00:44:02
• Disponibile dal: 05/05/2023
• Etichetta:
• Mighty Music

Ogni volta che esce sul mercato un nuovo prodotto ad opera dei britannici Tygers Of Pan Tang il risultato è sempre più o meno il medesimo: un’onestissima produzione heavy metal con una spruzzatina di hard rock, magari non in grado di bissare il livello qualitativo innegabile dei capolavori del passato, ma sempre e comunque con tutte le carte in regola per fornire agli appassionati dei sani minuti a base di metal/rock purissimo e melodico, per la gioia di tutti i defender all’ascolto. E tanto per aggiungere qualcosa, questa volta ci piace molto anche la copertina ‘sanguigna’.
Nel nostro caso c’è anche una piccola componente di orgoglio nazionale, in quanto il cantante della band è già da parecchi anni il talentuosissimo Jacopo Meille, e dal 2020 si è aggiunto ai ranghi anche il virtuoso della sei corde Francesco Marras, direttamente da Sassari, il quale ha letteralmente donato nuova linfa all’animo più ‘shred’ delle composizioni dei Tygers Of Pan Tang, la cui mente rimane sempre e comunque quel simpatico e corpulento signore inglese che risponde al nome di Robb Weir.
Il nuovo “Bloodlines” fa infatti sfoggio di una componente solista più notevole e marcata rispetto agli ultimi lavori, e in generale notiamo con piacere che la fonte di idee non ha ancora esaurito la propria carica, in quanto nei tre quarti d’ora necessari a completare l’ascolto c’è davvero modo di cui godere, a prescindere che si tratti di fasi più rockeggianti come “In My Blood” e “Back For Good” – con la prima che ci ha stupito anche per via delle sue soluzioni tetre e impattanti – o di vere e proprie sassate metalliche, come la iniziale “Edge Of The World” e, soprattutto, “Fire On The Horizon”, che a suo modo incarna perfettamente il concetto di pezzo speed metal nella sua primissima concezione, nonostante produzione e sound al passo coi tempi.
C’è posto anche per una ballad dal sapore ottantiano come “Taste Of Love”, ispirata parzialmente a quanto fatto da formazioni più vicine all’hard rock, come ad esempio i Whitesnake, cui non faticheremmo ad accostare anche la successiva “Kiss The Sky”; indice ulteriore che gli attuali Tygers Of Pan Tang possono far davvero felici molteplici ascoltatori, a scanso di ogni possibile scetticismo.
Anche il trittico conclusivo si difende piuttosto bene, a partire da una “Believe” più lunga delle altre e a suo modo abbastanza cupa, differentemente dalla più accelerata, ma comunque cantabile ed orecchiabile, “A New Heartbeat”, o anche di una conclusiva “Making All The Rules”, che ci ha inizialmente spiazzato per via di un inizio lento e quasi tribale, nelle sue soluzioni, che proseguendo si tramuta però in un suggestivo midtempo dalla forte presenza di pathos, anche grazie a quella componente AOR che caratterizza il sound della band inglese già da diversi anni.
L’esecuzione è pulitissima, ma comunque autentica, con ogni singolo musicista perfettamente inserito nel proprio ruolo: Jacopo si conferma ancora una volta un notevole orgoglio made in Italy, esattamente come Francesco e i suoi assoli, mentre il nuovo ingresso al basso Huw Holding rimane molto più circoscritto e posato nella sua prova strumentale. Poco da dire invece sulla batteria maneggiata da Craig Ellis e sul sopracitato Robb Weir, che alla sua età sa ancora scrivere ottima musica, continuando peraltro ad apprezzare ciò che fa, e questo lo abbiamo notato su disco, ma anche dal vivo qualche tempo fa in quel di Milano.
Pur essendo spesso più interessati alle proposte ad opera di formazioni più giovani, notare che anche tra i mostri sacri dell’underground c’è ancora tanta qualità ci scalda il cuore. La speranza è che le leve recenti abbiano modo di continuare ad attingere non solo dai classici inattaccabili, ma anche dalle produzioni meno datate ad opera dei medesimi artisti, in quanto è sulla lunga distanza che si capisce chi ha mantenuto su alti livelli la propria ispirazione.