7.5
- Band: TYGERS OF PAN TANG
- Durata: 00:52:58
- Disponibile dal: 22/11/2019
- Etichetta:
- Mighty Music
- Distributore: Audioglobe
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Ancora heavy metal e ancora inevitabilmente Gran Bretagna, ma con anche una leggera spruzzata di Italia! I Tygers Of Pan Tang rientrano di diritto tra quelle band, appartenenti alla ben nota ‘new wave of british heavy metal’, rimaste ancorate alla figura di un unico musicista: in questo caso quello sgargiante signore inglese che porta il nome di Robb Weir, il cui ruolo alla sei corde è rimasto pressoché invariato dagli albori della band sino ad oggi.
Gli ultimi album della formazione britannica hanno messo d’accordo praticamente tutti i defender appassionati della loro onestissima qualità, e anche per questo le aspettative verso il nuovo “Ritual” si attestano comunque su livelli non proprio trascurabili, anche per via della presenza del simpatico Jacopo Meille dietro al microfono, orgoglio nostrano tra le fila anglosassoni da ormai più di quindici anni. La iniziale “Worlds Apart” con il suo main riff grintoso e il suo incedere mediamente aggressivo sembra fornire un calcio di inizio discreto, seppur non particolarmente esaltante, per quello che si prospetta come un album metallico, ma anche rockeggiante ed orecchiabile; ciò viene ulteriormente accentuato nella successiva “Destiny”, che in un paio di frangenti sembra fare delle lievi digressioni nel rock moderno in stile Foo Fighters e simili, e nella decisamente più ‘ottantiana’ “Rescue Me”, molto in linea con gli stilemi di un hard rock quasi più svedese che inglese. Del tutto a sorpresa, la tagliente “Raise Some Hell” e la più cadenzata “Spoils Of War” ci proiettano indietro sino al capolavoro “Spellbound”: la prima grazie a un guitar work sì derivativo, ma anche dannatamente esaltante, che si rende protagonista insieme alla ritmica serrata e all’ottimo comparto vocale, mentre la seconda tramite un utilizzo davvero azzeccato delle variazioni e una sorta di essenza vecchia scuola nelle linee melodiche. Lo stile tipicamente britannico dei Tygers Of Pan Tang, nonostante le digressioni sopracitate, è più vivo che mai in “White Lies”, che ci ricorda quasi i connazionali Whitesnake in nome e musicalità, e nella toccante ballad “Words Cut Like Knives”, la quale ci ha fatto versare una lacrima o due, soprattutto durante i primi ascolti. L’accoppiata “Damn You!”/”Love Will Find A Way” rappresenta al meglio la duplice natura di quest’album, che passa fluidamente da quattro minuti affilati e ruggenti, ad altrettanti decisamente più melodici e cantabili, in linea con un brano AOR dei più romantici. Dopo una letteralmente rumorosa “The Art Of Noise”, giunge la suite conclusiva “Sail On”, spiazzante grazie alla sua completezza e varietà, passando da un incedere decisamente più intuibile ad una vera e propria fucilata heavy metal nei minuti finali, fornendo così una degna conclusione al cosiddetto ‘rituale’ che ci accompagna ormai da circa un’oretta scarsa.
Siamo decisamente di fronte a un album che ci mette più tempo del previsto a ingranare, data la qualità non esageratamente convincente delle fasi iniziali; tuttavia riprende come un tricilindrico Triumph non appena il motore roccioso entra in coppia, con una classe e un’eleganza davvero invidiabili all’interno del panorama odierno. Tra hard rock ed heavy metal made in UK, con in più qualche deriva più o meno apprezzabile in vari settori affini, in questo “Ritual” ci sono davvero molti spunti in grado di far godere l’ascoltatore amante dello stile classico e squisitamente british, senza dimenticarsi che il frontman proviene proprio dai nostri sottovalutati confini, valore che rende tutto ciò a suo modo ancora più esaltante. Promosso senza ripensamenti.