
8.0
- Band: TYPE O NEGATIVE
- Durata:
- Disponibile dal: 17/06/2003
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Universal
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Un album straordinario. Non ci sono altre parole per definire il ritorno sulle scene di Pete Steele e soci, a tre anni di distanza dall’ultima release ufficiale (la raccolta “The Least Worst Of Type O Negative”) e a quattro dall’ultimo lavoro in studio (il controverso “World Coming Down”). Un songwriting incredibilmente ispirato, una produzione killer, e la consapevolezza tipica di quell’età di mezzo (i fatidici 40) in cui un artista ha un ventaglio di possibilità limitato: ripetere se stesso all’infinito oppure rimettersi in gioco con un colpo di coda poderoso. La band sceglie la seconda via incidendo, dopo mille traversie, un lavoro con un sostrato di sofferenza reale, lontano anni luce da quelle situazioni ed atmosfere indotte, tipiche del movimento gothic, con il semplice scopo di apparire per ciò che non si è, verso finalità esclusivamente commerciali. Esperienze legate alla perdita progressiva delle persone care, un vissuto che viene riversato in musica come in un lento esorcismo. Lo slow doom “Uncle Freddy Died?” funge da apripista per la potente “I Don’t Wanna Be Me”, ibrido gothic punk dal forte appeal radiofonico, seguito a ruota dai cambi di atmosfera di “Life Is Killing Me”, magica nel suo tono dimesso e nelle improvvise accelerazioni del chorus, gridato a squarciagola dal “gigante” Steele. Con “Anesthesia” giungiamo al primo masterpiece del disco, un gothic hard crepuscolare, meravigliosamente enfatizzato da scarni arpeggi di tastiera. “Todd’s Ship Gods (Above All Things)” conserva anch’essa un approccio radio-friendly, nonostante la ritmica circolare e gli innesti sabbathiani, ma la sua particolarità risiede nelle modulazioni e nell’effettistica del cantato, fortemente debitore dello stile di Maynard James Keenan dei Tool. Atmosfere che rimandano a quel capolavoro sottovalutato che risponde al nome di “October Rust”, ma con il surplus derivante dalla capacità di tenere sempre desta l’attenzione dell’ascoltatore, grazie anche a sfuriate di matrice punk quali “I Like Goils” e “Angry Inch”.Nota conclusiva: La qui presente recensione fa riferimento ad un promo cd della Roadrunner, che indica i titoli e la scaletta dei brani come provvisori, paventando l’eventualità di una variazione. Ciò ovviamente non modificherà il giudizio complessivo su “Life Is Killing Me”, decisamente uno dei migliori album del 2003.