TYPE O NEGATIVE – October Rust

Pubblicato il 01/10/2015 da
voto
9.0
  • Band: TYPE O NEGATIVE
  • Durata: 01:12:49
  • Disponibile dal: 20/08/1996
  • Etichetta:
  • Roadrunner Records
  • Distributore: Self

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A distanza di cinque anni dal prematuro decesso del maestro indiscusso nel tratteggiare depressione e umorismo, il genio assoluto a nome Peter Steele, a ventiquattro dal rozzo e splendido esordio “Slow, Deep And Hard”, a diciannove dall’uscita del disco qui trattato, è tutt’oggi difficile inquadrare perfettamente cosa siano stati i Type O Negative e cos’abbiano rappresentato per la scena metal tutta. Quattro giocolieri dei sentimenti, crepuscolari pittori dell’avvizzimento umano, creatori di una formula dai riferimenti più disparati (Black Sabbath, Beatles, Sisters Of Mercy, Misfits), affondante in un retaggio culturale/musicale che racchiude rabbia sfrenata e compito raccoglimento, claustrofobica rassegnazione e humour nero a ettolitri. Di fatto impossibili da rinchiudere sotto un singolo genere , i Type O Negative hanno divulgato arte suprema sfuggendo sempre ogni inquadramento e decifrazione del proprio operato. Nulla vi è di banale, manieristico, nella discografia dei paladini del black & green. C’è tutta l’anima dei suoi autori nel masterpiece  “Bloody Kisses”, nel depressissimo “World Coming Down”, nel canto del cigno “Dead Again” e, appunto, in “October Rust”. Tre anni dopo il successo inopinato di “Bloody Kisses”, capace di raggiungere il disco di platino negli Stati Uniti, nonostante la durata monstre, brani frazionati in miriadi di sottosezioni apparentemente slegate le une dalle altre, canzoni lunghissime e rallentate oltre ogni umana concezione (almeno per l’epoca), alternate a sfoghi hardcore lerci, caustici e politicamente scorretti, i Type O Negative cambiano strada. Si invaghiscono della natura, della lussureggiante e silenziosa bellezza di una foresta nordica in autunno: da essa rapiti ripongono le armi, seppelliscono la coscienza guerrafondaia dell’epoca Carnivore ancora affiorante nel predecessore e sfornano un album levigato, melodico, rasserenato. Il ronzare delle chitarre, il basso onnipresente e onnisciente di Steele, l’organo dark/liturgico/orrorifico di Josh Silver sono lì al loro posto, però l’oppressione, la pesantezza del passato, si è attenuata. La malinconia è meno gravosa, è una pellicola verdognola adagiata sulle nuove tracce che permette loro comunque di respirare, di scorrere catatoniche, narcotizzanti: promana una luce tenue da “October Rust”, quella del mondo che si avvia verso il freddo dell’inverno ma indugia per lunghi istanti a godere della mitezza, della pacifica guerra di colori offerta dall’ambiente nella sua fase di mutazione e adattamento alle rigide temperature che verranno. Il disco si apre con uno dei suoi brani simbolo, “Love You To Death”. Un gran sentimentalone, Steele, secondo un’ottica tutta sua, dove amore e morte vanno perennemente a braccetto, gli affetti più intensi hanno sempre un retrogusto amaro, il lieto fine non è contemplato. Le caratteristiche note baritonali restano leggermente in retroguardia in quest’album, il refrain è una carezza, una preghiera a poter amare, servire, celebrare una donna fino alla fine. La struttura aperta del pezzo ci fa perdere nelle sue volute, mancano i contrasti di “BloodyKisses”, e allora possiamo seguire con calma il pezzo in tutte le rotonde pieghe, fino al lacrimevole addio. Celebrazione femminile che riparte con “Be My Druidess”, leggera al limite della trasparenza, e il tema della devozione verso una donna di cui nulla conosciamo, che sappiamo semplicemente essere adorata e rimpianta, lontana ormai fisicamente da chi a lei anela, pulsa costante lungo l’intera traccia. Anche “Green Man”, l’episodio più soft, acuisce questa sensazione di suprema estasi, celebrazione bucolica, perdizione nel sentimentalismo. La seguente “Red Water (Christmas Mourning)” è per il sottoscritto il capolavoro nel capolavoro: il giro di tastiera principale, modulato fra pop Anni ’80 e organo ecclesiale, fa pensare alla caduta della neve al rallentatore durante una giornata invernale. La mestizia si arena e si dissangua nella bellezza di un panorama imbiancato, tutto si ferma e il dolore si disperde, vinto anch’esso da qualcosa di più alto e più grande delle sofferenze umane. “My Girlfriend’s Girlfriend” è il singolone che tutti conoscono, avulso quasi completamente dai registri del resto dell’album, gothic rock di impressionante forza impattante, peccaminoso e tentatore come le fantasie erotiche più lubriche di Steele e di buona parte dei suoi seguaci. Abbia il coraggio di esporsi chi non sente un brivido lungo la schiena a quel suo incipit semplice, con un organetto a cimentarsi in una sequenza di note elementare accanto all’entrata in punta di piedi della batteria e quella enormemente più fragorosa delle chitarre. Segue un trittico apparentemente interlocutorio, formato da “Die With Me”-“Burnt Flowers Fallen”-“In Praise Of Bacchus”, in realtà un susseguirsi di performance romantico/riflessive di altissimo spessore, segnate dai loop tastieristici intrecciati con coretti ariosi e lead vocals superbe. L’altra track di facile lettura di “October Rust” è la rilettura di “Cinnamon Girl” di Neil Young, plasmata in modo tale da riconoscerla subitamente ma allo stesso tempo di percepirla come qualcosa appartenente in tutto e per tutto ai Type O Negative stessi. Il divertissement di “The Glorious…” è il preambolo a una doppietta proiettata verso la leggenda. Il riff sacrale di “Wolf Moon [Including Zoanthropic Paranoia]” si incolla ad arrangiamenti colossali dell’ora paramedico Josh Silver, mentre Steele si rintana nelle profondità dei propri registri vocali e se ne esce con un refrain memorabile. Resta “Haunted”, iper-rallentata, greve, sfibrante marcia doom che si permette di annegare in un buio densissimo, esprimendo per l’ennesima volta una qualità di scrittura rara. Abbiamo già detto troppo, ci siamo fatti prendere dalle nubi di emozioni indotte da quest’opera-fiume, un classico del metal novantiano destinato a non invecchiare mai nelle nostre teste e nel nostro cuore. I Type O Negative vivranno in eterno, in un mondo bicolore nato, evoluto e morto per loro stessa mano.

TRACKLIST

  1. Bad Ground
  2. -
  3. Love You to Death
  4. Be My Druidess
  5. Green Man
  6. Red Water (Christmas Mourning)
  7. My Girlfriend's Girlfriend
  8. Die with Me
  9. Burnt Flowers Fallen
  10. In Praise of Bacchus
  11. Cinnamon Girl (Neil Young cover)
  12. The Glorious Liberation of the People's Technocratic Republic of Vinnland by the Combined Forces of the United Territories of Europa
  13. Wolf Moon [Including Zoanthropic Paranoia]
  14. Haunted
  15. -
9 commenti
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