8.0
- Band: TYR
- Durata: 01:09:53
- Disponibile dal: 08/03/2019
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Non è certo una novità che a determinate band di matrice folk metal piaccia lasciar passare parecchi anni dall’uscita della propria ultima fatica discografica. Nel 2013 in particolare, diverse band hanno immesso sul mercato album più o meno apprezzati, rimasti tuttavia per quasi sei anni senza un seguito degno del nome. I faroesi (o feringi, che dir si voglia) Tyr rappresentano da parecchi anni una vera e propria istituzione per tutti gli estimatori della maniera più raffinata, metallica e colta di proporre il genere d’appartenenza, anche se sarebbe a tratti superficiale etichettare la proposta di questo quartetto di vichinghi con una definizione tanto banale, soprattutto tenendo in considerazione l’attitudine al limite del progressive e i numerosi richiami all’heavy metal più granitico, così come al power metal più epico.
Capite quindi che la data di uscita del nuovo album, intitolato semplicemente “Hel” e curato dalle sapienti mani di Metal Blade Records, fosse una delle più attese dell’anno da parte di una schiera di pubblico piuttosto nutrita, anche per via della presenza del nuovo chitarrista Attila Voros, nonostante in fase di composizione fosse ancora l’apprezzato Terji Skibenaes a tenere in mano la sei/sette corde.
Se si volesse etichettare con poche parole l’album in questione, si potrebbe dire che questo rappresenti una sorta di summa di tutto ciò che ha sempre contraddistinto la musica dei Tyr, il tutto elevato in un certo senso all’ennesima potenza e dotato di una dose di grinta superiore a qualsiasi altro lavoro precedente. L’iniziale “Gates Of Hel” ci accoglie colpendoci in volto con una furia quasi inaspettata, facendo sfoggio persino di inserti vocali in growl, mentre il comparto strumentale squarcia terra, ossa e cielo con tutta la propria forza. La componente musicale si avvicina sin da subito più che mai a una commistione di heavy/power metal classico, rimandi folk e sonorità moderne tipicamente scandinave, e il tutto viene mantenuto per l’intera durata della tracklist.
Se c’è una cosa che non manca a questo “Hel” è la capacità di coinvolgere e fomentare, favorendo un continuo alternarsi di fasi da headbanging sfrenato e voci in direzione del firmamento, e altre decisamente più riflessive e, per certi versi, fredde ed oscure; la cosa migliore, a tal proposito, è che ogni brano sembra esattamente il seguito diretto del precedente, grazie a delle scelte compositive e di atmosfera dotate di una dose di coerenza che raramente abbiamo avuto modo di percepire in un album di questo tipo, nonostante le suddivisioni ritmiche differenti e le strutture più o meno intuitive.
A livello esecutivo, oltre che compositivo, siamo su livelli davvero alti, grazie a un contributo chitarristico e vocale maiuscolo ad opera del frontman Heri Joensen, affiancato dal talentuosissimo nuovo ingresso menzionato poco sopra e, naturalmente, da una sezione ritmica che è riuscita ad enfatizzare al meglio le fasi più incalzanti, che in questo lavoro la fanno decisamente da padrone, così come quelle più cadenzate; tutto ciò anche grazie al lavoro certosino svolto dai produttori di Metal Blade, i quali si dimostrano ancora una volta degni della propria fama.
Probabilmente non è un disco che farà la gioia degli amanti del folk metal nella sua forma più tradizionale, ma è risaputo che i Tyr non siano soliti rivolgersi a un pubblico dalla visione in parte chiusa, anche a causa della difficoltà a essere catalogati in un filone musicale predefinito. Per noi questo non può che essere un vanto e, sempre a nostro parere, ci sono poche band oggi giorno in grado di prendere l’epicità e la potenza dell’heavy/power metal e contaminarlo con svariati inserti musicali dal sapore nordico, in modo da non tradire la propria essenza viking/folk, senza per giunta avvalersi praticamente mai dell’utilizzo di strumenti esterni al connubio più classico.
Un’ora e dieci minuti in cui il clangore di spade e chitarre diviene protagonista, favorendo un’epicità, un fomento e una completezza musicale che ci permette di affermare, senza nessun ripensamento, che i ben sei anni trascorsi dal predecessore “Valkyrja” siano serviti a confezionare un prodotto che flagella il ritorno in grande stile di questi quattro vichinghi. A prescindere da quelli che sono i vostri gusti personali, fatene vostra una copia il prima possibile, e possibilmente non fatevi scoraggiare dalla durata; fidatevi di noi, di punti morti ce ne sono davvero pochi!