TYRANNY – Aeons In Tectonic Interment

Pubblicato il 06/10/2015 da
voto
8.0
  • Band: TYRANNY
  • Durata: 00:51:08
  • Disponibile dal: 18/09/2015
  • Etichetta:
  • Dark Descent

Spotify:

Apple Music:

Il funeral doom, nella sua spossante ricerca della prolissità, della lentezza snervante e del martirio dei sensi, non è comunque esente da classificazioni al suo interno, a divisioni in correnti aventi peculiarità autonome ben distintive. C’è chi sfocia in ambito tragicamente romantico, chi adombra un minimo la tristezza intrinseca del genere con melodie celestiali, chi alterna comatose sessioni di autofustigazione a tramortenti accelerazioni death metal, oppure si esibisce in spiritate lacerazioni black metal. Infine vi sono le degenerazioni, le atrocità dissennate, allestite da coloro che si accaniscono indefessamente sui propri strumenti per rattrappirne gli ardori e renderli meri veicoli di morte, morbosità, creatori di un’oscurità così impenetrabile che, se al suo interno venisse accesa una fiammella, essa verrebbe divorata dal nero che la circonda. Il buio, quale entità pensante e antivitale corrotta da un insaziabile desiderio di tortura, espressione di un odio non manifesto secondo atti di invereconda violenza, quanto con un meticoloso quanto paziente processo di soffocamento e schiacciamento, è il dittatoriale protagonista di questo “Aeons In Tectonic Interment”, secondo full-length dei finnici Tyranny, a distanza di dieci anni da “Tides Of Awakening”. Nel frattempo, il cantante/chitarrista Matti Mäkelä si è tenuto in forma coi Corpsessed, relazionandosi con un death metal disumano quasi quanto il funeral doom qui vomitato. Ironia della sorte, la band, a guardare il minutaggio complessivo del nuovo album, avrebbe persino provveduto a uno snellimento della sua ferale proposta, passando da minutaggi costantemente ben oltre i dieci minuti a tracce che li oltrepassano di poco oppure stanno al di sotto di questa soglia. La speranza (o la paura, dipende dai punti di vista) di un ammorbidimento viene negata già nei primi secondi di “Sunless Deluge”, monolite di pietra lavica in fase di sfaldamento e trasmutazione di stato, sgocciolante nelle nostre orecchie sotto forma di pernicioso liquame. Il battito brachicardico della batteria è quello del corpo paralizzato in un sonno infinito, profondo e non alterabile: il basso riverbera sinistro, le sue frequenze si accordano a quelle di un terremoto che, avente per epicentro il centro della Terra, diffonde il proprio potenziale distruttivo fino a provocare crolli sulla crosta terrestre. Presagi di un dramma osceno che ha quindi la massima espressione in chitarre abnormi, massi giganteschi che uno alla volta, ritmicamente, ci seppelliscono sotto una coltre di osceno dolore. Incatenate dalla propria viscida negatività, le cinque tracce del disco avanzano con il passo di un sacerdote in procinto di compiere un sacrificio, che nel recarsi presso l’altare dove compirà l’atroce gesto agita un turibolo emanante disgustose essenze. Il criticismo viene parzialmente rotto da sinfonie in sottofondo che, in una greve solennità odorante morte e contemplando abbondanti dosi di ambient, lasciano filtrare una magnifica atmosfera orrorifica, tendente a ingigantirsi col passare dei minuti. I lievi smottamenti ritmici in corso d’opera trasmettono l’idea che in ogni composizione sia compiuto un ampio percorso, con lunghe introduzioni a lasciare spazio in tutta calma a elefantiache progressioni, segnate da abbellimenti tenuemente melodici figli di certo dark prog (si ode pure qualche nota d’organo, come in “A Voice Given Unto Ruin”). Interessante anche l’uso di percussioni e canti monastici, richiamanti la musica sacra orientale, che in questo contesto finiscono per fare quasi più paura degli schemi eminentemente metal e si emulsionano alle strascicanti chitarre funeree con invidiabile naturalezza. Ottimo, infine, il growl, profondo e raggelante, di alta espressività e attraversato da un genuino senso di abominio. Cinquanta minuti e spiccioli spessi come il granito, sani come una distesa di cadaveri lasciata a marcire sul retro di casa vostra: un incubo sonoro difficile da sopportare ma, se siete cultori del funeral più estremista, impossibile da trascurare.

TRACKLIST

  1. Sunless Deluge
  2. A Voice Given unto Ruin
  3. Preparation of a Vessel
  4. The Stygian Enclave
  5. Bells of the Black Basilica
5 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.