7.0
- Band: TYTUS
- Durata: 00:45:56
- Disponibile dal: 08/01/2019
- Etichetta:
- Fighter Records
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Un debutto solido alle spalle e quasi tre anni per forgiare questo nuovo “Rain After Drought”; i Tytus si rimettono in gioco con dieci nuovi brani di metallo fumante, di quello vecchio stampo portando avanti la strada intrapresa con l’esordio “Rises”. Diciamolo subito; i fans di Judas Priest, Accept e Cirith Ungol difficilmente resteranno delusi dall’ascolto di questo lavoro. E’ evidente sin dalle prime note che il quartetto triestino non manca affatto di attitudine e dedizione. Un arpeggio epico ed evocativo prepara la strada alle chitarre di Mark Simon Hell e Ilija Riffmeister che iniziano così a macinare un riff dopo l’altro spianando la strada al cantato aggressivo e vissuto dello stesso Ilija, per una partenza davvero potente con “Disobey”. La produzione è pulita e riesce a donare il giusto spazio al basso di Markey Moon, che subito si mette in mostra con alcuni bei passaggi. I Tytus puntano principalmente su ritmi sostenuti ed un tocco speed metal sempre presente come dimostrano le veloci “The Invisible” e “The Dark Wave” o la rabbiosa “Move On Over” che si spinge addirittura verso territori thrash, ma non disdegnano qualche momento più rallentato come la ruvida “Our Time Is Now”, dove vengono fuori tutti gli insegnamenti della scuola NWOBHM. Se la potente “Death Throes” mostra ancora una volta tutta la devozione della band triestina verso l’heavy metal più puro, è con il pezzo strumentale “Rain After Drought – pt.1” che incontriamo senza ombra di dubbio la vera hit del disco. Riff dinamici lasciano spazio ad arpeggi e a solo al fulmicotone per quasi sette minuti nei quali si rimane incollati allo stereo: chapeaux! L’heavy speed metal dei Tytus non brilla certo di originalità e probabilmente potrebbe puntare su linee vocali maggiormente melodiche e coinvolgenti, ma qui si bada alla sostanza e di questa in “Rain After Drought” ce n’è in abbondanza!