7.5
- Band: TYTUS
- Durata: 00:49:07
- Disponibile dal: 07/10/2016
- Etichetta:
- Sliptrick Records
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Sorti dalle ceneri di una manciata di veraci gruppi punk rock nostrani come La Piovra e Gonzales, i Tytus esordiscono nel 2014 con un interessante sette pollici intitolato “White Lines”. Il brano segna un drastico cambio di rotta intrapreso dal quartetto triestino, il quale forgia nel fuoco un’architettura sonora complessa, caratterizzata da un sapido incrocio tra i Thin Lizzy più grintosi con gli infuocati Iron Maiden dell’Era Di’Anno. Quest’improvvisa illuminazione nei confronti del lato più irruento della NWOBHM appare una mossa tutt’altro che opportunista, in quanto i Nostri palesano una competenza della materia francamente ineccepibile. Dopo aver maturato una fruttuosa esperienza dal vivo, in compagnia di artisti internazionali come Crowbar e Valient Thorr, il collettivo tricolore sigla un accordo discografico con l’etichetta statunitense Sliptrick Records, mediante la quale pubblica il primo full length denominato “Rises”. Sin dalla copertina affrescata con tinte cromatiche roventi, appare evidente che i protagonisti desiderano trasmettere un messaggio forte e chiaro a tutti gli appassionati delle sonorità old school. Ad eccezione della lisergica “Blues On The Verge Of Apocalypse”, straniante epilogo strumentale ereditato dall’esperienza maturata con i Gonzales, il resto dell’opera è invece caratterizzato da un costrutto sonoro complesso ed intelligente, meritevole altresì di non sacrificare la necessaria fruibilità che richiede il genere. Oltre alla già citata “White Lines”, qui inclusa nella versione già edita un paio d’anni or sono, spiccano le precise geometrie delineate dalla scattante “New Frontier” e gli incalzanti riff giostrati con efficacia nella dinamica “Inland View”. La terremotante “Haunted” sembra invece estratta dalle incandescenti sessions di “Killers”, così come l’effervescente riff portante di “New Dawn’s Eve” ci trascina in pochi istanti nel Regno Unito agli albori degli anni Ottanta. Oltre alla generosa dose di muscoli palesata sino ad ora, traspare anche una buona dose di intelligenza all’altezza delle regali “325 A.D.” e “Omnia Sunt Communia”. In entrambe le composizioni emergono i principali tratti somatici dell’epic metal più magniloquente e vigoroso, per merito di un lirismo tutt’altro che scontato. Siamo altresì convinti che i Tytus abbiano gettato delle basi solide, per creare qualcosa di ancora più interessante e personale nel prossimo futuro. Partenza col botto.