8.0
- Band: TZOMPANTLI
- Durata: 00:32:53
- Disponibile dal: 06/05/2022
- Etichetta:
- 20 Buck Spin
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“Uno tzompantli è un tipo di intelaiatura in legno documentata in diverse culture mesoamericane, che veniva usata per l’esposizione pubblica di teschi umani, normalmente quelli di prigionieri di guerra o di vittime sacrificali”.
Nato inizialmente come esperimento casalingo per dare ulteriore sfogo alla passione per sonorità death e doom metal – oltre che per approfondire lo studio delle culture precolombiane – il progetto Tzompantli è stato successivamente ampliato sino a diventare un gruppo vero e proprio. Brian “Bigg o)))” Ortiz è noto ai più per essere il leader e compositore degli Xibalba, devastante realtà sorta dall’underground californiano, negli ultimi anni diventata un punto di riferimento per quanto riguarda il connubio tra mondi (death) metal e hardcore grazie a dischi come “Hasta La Muerte”, “Tierra y Libertad” e il più recente “Años en Infierno”. Musica che da sempre risuona di una vita vissuta intensamente con ardore e passione, nella quale confluiscono molteplici influenze e dove governa un profondo senso di rivalsa. Negli anni il suono degli Xibalba si è fatto sempre più heavy e imponente, inglobando con notevole frequenza ampie partiture death-doom metal; la definizione ‘godofemptiness-core’, strizzando l’occhio ai Morbid Angel più solenni, e una cover di “Last One on Earth” degli Asphyx proposta in numerosi concerti della band-madre, hanno poi evidentemente fatto da preambolo al definitivo lancio degli Tzompantli, i quali, dopo un demo ben accolto nel 2019, esordiscono ora ufficialmente con questo “Tlazcaltiliztli”, disco in cui Ortiz – qui anche alla voce – concentra tutte le sue influenze estreme, dando al contempo più spazio a quella componente folk e a quell’immaginario mesoamericano a cui gli Xibalba hanno più volte accennato in carriera. Finiamo dunque al cospetto di un sound torvo e quadrato e di una scrittura centrata su istanze prettamente death-doom: di riff in stile Disembodied, Sepultura o Crowbar qui non vi è quasi traccia, assistiamo invece a una rielaborazione di Disembowelment (o Spectral Voice), Morbid Angel, Rippikoulu e Mournful Congregation, saltuariamente condita da cori, percussioni e strumenti tradizionali. La proposta raggiunge la propria densità passando attraverso una concatenazione di riff squisitamente ignoranti e melodie dolenti, mentre il growling di Ortiz – che negli Xibalba si occupa solo delle backing vocals – si fa largo mettendosi al servizio dell’intensità complessiva dei brani.
Con il suo ciclo di quiete e detonazione, abbinato a una capacità di sintesi che in questo campo non è sempre tra le priorità di ogni band, “Tlazcaltiliztli” riesce a imporsi in fretta all’attenzione dell’ascoltatore, stuzzicando la fantasia con quel suo piglio ora roccioso, ora inquieto e meditativo, come se il gruppo avesse voluto ideare una colonna sonora per un film come “Apocalypto”.
Brian Ortiz continua insomma a scolpire la sua identità sonora grazie ad una efficace rielaborazione del proprio bagaglio di esperienze, riuscendo ora a imporsi con risultati convincenti anche in un ambiente in cui sinora non aveva ancora avuto modo di esprimersi su larga scala. Un disco di notevole suggestione e spessore che ci auguriamo porti ad altri esperimenti simili.