6.5
- Band: U.D.O.
- Durata: 01:08:55
- Disponibile dal: 22/10/2021
- Etichetta:
- AFM Records
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Il Colonnello Udo Dirkschneider non si dà per vinto neppure questa volta e dopo solamente un anno dalla precedente release, continua la propria marcia all’interno della scena heavy metal a lui tanto cara. Rispetto al suo predecessore, quel “We Are One” che ci mostrava un lato nuovo del sound del condottiero teutonico, ottenendo anche grazie alla presenza di una vera orchestra una sorta di metal opera, questo “Game Over” si rifà decisamente al passato presentando una lista – piuttosto lunga a dire il vero – di brani old-school, con chiari riferimenti all’epoca d’oro degli Accept ed anche dei lavori solisti firmati U.D.O. Il disco parte deciso e compatto con la ruvida opener “Fear Detector”, dove l’ugola di Udo riesce ancora a graffiare dimostrando di non aver perso poi tanto rispetto ai tempi d’oro degli Accept; non mancano assoli taglienti e questi si fanno sentire grazie al lavoro dei chitarristi Andrey Smirnov e Fabian Dee Dammers. La compatta “Holy Invaders” si muove con fervore fino ad arrivare ad un refrain sentito e risentito in varie occasioni, ma pur sempre incisivo. La scoppiettante “Prophecy” si erge come uno dei migliori momenti del disco: l’ugola del colonnello è ispirata al punto giusto, i ritmi medio-alti non possono che far agitare la testa ed il ritornello è tutto da cantare. Il metallo fumante di “I See Red” scorre veloce e a testa bassa prima di lasciar spazio ad un vero e proprio inno metallico, efficace seppur per certi versi scontato, che risponde al nome di “Metal Never Dies”. E’ da questo punto della tracklist che si fanno più presenti i riempitivi di un disco tirato un po’ per le lunghe: con sedici brani e quasi settanta minuti di musica, qualche passo falso è inevitabilmente dietro l’angolo, ed infatti ci si imbatte nell’anonima “Kids And Guns”, nell’insipida ballata “Don’t Wanna Say Goodbye” e nell’accoppiata “Midnight Stranger”-”Speed Seeker “; pezzi, questi ultimi, che presentano soluzioni sentite e risentite un milione di volte almeno. Ritmi sprezzanti scaldano il motore di “Like A Beast”, altro brano ben confezionato ma fin troppo fedele al passato, mentre la trascinante ed epica “Marching Tank” viene sganciata assieme ad altre bombette esplosive come il possente midtempo “Time Control” e la tuonante “Metal Damnation”, per riaccendere l’esaltazione generale avvicinandosi alla fine della tracklist.
“Game Over” ripercorre fedelmente le radici musicali di un’autentica icona musicale quale è Udo Dirkschneider: il risultato è un disco scontato ma cazzuto, senza un briciolo di innovazione ma dannatamente capace di suonare heavy, con l’unica certezza che con cinque o sei pezzi in meno avrebbe avuto tutt’altra caratura. Pro e contro che si bilanciano ottenendo una sufficienza abbondante e più che meritata.