7.0
- Band: U.D.O.
- Durata: 01:14:59
- Disponibile dal: 17/07/2020
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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Dopo aver scritto pagine su pagine di storia dell’heavy metal classico, Udo Dirkschneider continua per la propria strada a capo della sua band, gli U.D.O. i quali dopo il solido “Steelfactory”, dato alle stampe due anni fa, sono pronti per una nuova avventura che risponde al nome di “We Are One”. Una vita intera trascorsa a costruire e seguire fedelmente i cardini dell’heavy metal più puro, con divagazioni pari a zero, ma stavolta la sterzata è decisa visto che questo nuovo full-length punta su un suono più pomposo e sinfonico ottenendo l’effetto di una vera e propria metal/rock opera. Un risultato conseguito avvalendosi delle collaborazioni di due ex componenti storici degli Accept come Stefan Kaufmann e Peter Baltes (quest’ultimo uscito di recente dalla storica formazione teutonica), ma soprattutto della partecipazione massiccia della banda militare tedesca Das Musikkorps Der Bundeswehr.
Le prove tecniche di matrimonio tra Udo ed il colonnello Christoph Scheibling, capo dell’orchestra dell’armata tedesca, c’erano già state in passato in occasione di due eventi live al Wacken nel 2015 e ancor prima al Navy Metal Night a Tuttlingen nel 2014, ma stavolta si tratta di un disco in studio con quindici composizioni nuove di zecca scritte appositamente da questo nuovo team. La svolta sonora è evidente visto che ciò che esce dallo stereo si discosta pesantemente da quanto fatto in passato da Udo, ricordando molto la famigerata Lingua Mortis Orchestra, progetto targato Rage dove le sonorità metal si fondevano con maestria con la musica sinfonica. Sonorità pompose e melodiche con la presenza massiccia di anthem e cori che faranno canticchiare più di qualche metalhead sparso per il globo, ma con il rischio – calcolato – di far storcere il naso ad alcuni die-hard fan del colonnello Dirkschneider.
“We Are One” dal punto di vista lirico vuole lanciare senza mezzi termini il messaggio “restiamo uniti!” e va a trattare alcuni aspetti socio-politici attuali come il cambio climatico, il rispetto della natura e l’uguaglianza.
La title track e “Neon Diamond” – ovvero i singoli scelti come apripista per presentare questo disco – sono abbastanza rappresentativi dell’intero lavoro, ottimi per farsi un’idea iniziale su cosa si andrà incontro; potente, sfarzosa e sinfonica la prima con un impatto sonoro non indifferente e la presenza di cori maestosi, più hard rock la seconda, la quale sorprende per la presenza del sax e per un sound decisamente anni Ottanta che la portano ad uscire un po’ dal contesto globale di questo full-length. La tracklist può contare su una manciata di brani solidi che ben si sposano con le sonorità orchestrali, come il massiccio midtempo “Mother Earth”, classico brano in stile Udo, ed la più cazzuta “Rebel Town” la quale, nonostante una montagna di orchestrazioni, graffia attraverso riff decisi e l’ugola del singer teutonico, che dimostra di non aver perduto la sua vera attitudine. “Children Of The World” è un anthem maestoso ben arrangiato che esplode in un coro ruffiano difficile da non apprezzare, e quando si arriva alla rocciosa “Love And Sin” sarà difficile non lanciarsi in un headbanging esaltante; in questo brano la componente orchestrale ben si fonde con l’acciaio di stampo classico, aprendosi poi in un refrain epicissimo. Se la prima parte del disco risulta piuttosto convincente non è lo stesso per la seconda metà, che conta diversi momenti tutt’altro che memorabili, come il rock sfrontato di “Here We Go Again” e la più classica e tirata “We Strike Back”, dove stonano arrangiamenti esagerati e slegati dal contesto che vanno a coprire le chitarre. Inoltre si contano fin troppi brani completamente orchestrali.
“We Are One” è un esperimento riuscito solo a metà; il disco presenta alcune composizioni davvero entusiasmanti ma l’impressione è che ci sia davvero troppa carne al fuoco; nei suoi settantacinque minuti di durata si incontrano alcuni passaggi – soprattutto strumentali – che sfiancano l’ascolto rendendo questo lavoro a tratti poco fruibile.