6.5
- Band: U.F.O.
- Durata: 00:50:30
- Disponibile dal: 23/02/2015
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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“A Conspiracy Of Stars” rappresenta il ventiduesimo sigillo in studio scolpito dalla mitica rock band inglese sorta alla fine dei turbolenti anni Sessanta. Il collettivo britannico ha il merito di aver dato alla luce una serie di opere imprescindibili come “Phenomenon”, “Lights Out” e “The Wild, The Willing and The Innocent “, dischi che hanno contribuito a rendere immenso il verbo dell’hard rock in tutto il mondo occidentale. Determinati e tenaci nel superare una serie impressionante di ostacoli e di imprevisti che si sono costantemente materializzati dinnanzi al proprio percorso, i Nostri sono riusciti nell’impresa di rimanere miracolosamente in vita e di godere di una salute artistica a dir poco invidiabile . Il nuovo capitolo è introdotto da una copertina futuristica che illusoriamente prelude ad una timida ma sensibile evoluzione del proprio sound. Ci imbattiamo invece in alcune soluzioni a tratti prevedibili e non particolarmente ispirate, già ampiamente sperimentate in passato con risultati decisamente migliori. A differenza del precedente “Seven Deadly”, full length contenente una manciata di brani coesi ed avvincenti, in questa occasione avvertiamo un sensibile calo di tensione, che rende il nostro ascolto non sempre entusiasmante. Ben lungi dall’affermare di trovarci dinnanzi ad un disco brutto o anonimo, “A Conspiracy Of Stars” appare discontinuo nel suo insieme, offrendoci comunque qualche episodio degno di nota in grado di risvegliare il nostro interesse. In particolar modo un brano sensuale e notturno come “Precious Cargo” ci proietta in un contesto degno dei più raffinati e seducenti film noir, mentre desta curiosità il fatto che la tonante “King Of The Hill” sia stato inserita come traccia bonus e non come parte integrante del lavoro. Riff snelli e quadrati fanno capolino su “Run Boy Run” e “The Real Deal”, gradevolmente amplificati con echi ‘zeppeliniani’ profusi a volontà da “Messiah Of Love”. I restanti tasselli di questo mosaico faticano ad incastrarsi con quelli sopra elencati, denotando una certa stanchezza di fondo. I protagonisti inseriscono il pilota automatico su “The Killing Kind”, riciclano dosi di hard’n’blues in “Ballad Of The Left Hand Gun”, arrivando addirittura a strappare qualche sbadiglio con la stopposa “Sugar Cane”. Dare per spacciato un gatto dalle sette vite come questo può rivelarsi un errore clamoroso; non ci resta dunque da attendere la prossima mossa di questi giganti, ad un passo dal compiere il cinquantesimo anno di attività. Rocciosi.