6.5
- Band: UDÅD
- Durata: 00:45:43
- Disponibile dal: 15/03/2024
- Etichetta:
- Peaceville
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Quando abbiamo letto il moniker Udåd in abbinamento con il logo Peaceville, il primo pensiero è stato ovviamente un “Peaceville prova a buttare in mischia un’altra band classic black metal anagraficamente ‘giovane’ dopo Mork”. Non sono passati nemmeno due minuti e ci siamo resi conto che non c’è stata chissà quale ricerca, visto che Udåd è proprio Mork, ovvero nient’altro che un progetto, per ora estemporaneo, del ben piazzato Thomas Eriksen che – ormai da una decade – ci regala sotto la stessa etichetta buonissimi dischi di black metal tradizionale (ma curato) come gli ultimi due “Katedralen” e “Dypet”.
Riascoltando oggi questi due platter emerge il senso profondo del progetto Udåd, visto che nel tempo le strutture, gli arrangiamenti e le produzioni hanno reso Mork una realtà black metal non sempre così immediata, caratteristica invece fondante di questa recentissima espressione di Thomas. Udåd è semplicemente questo: black metal grezzo e diretto che omaggia in pieno la second wave scandinava dei ‘90, senza andare a cercare chissà cos’altro. Lo stesso Thomas l’ha definito un passo indietro rispetto a “Isebakke”, il debutto di Mork.
Apre le danze un’intro/strumentale come “Den Evindelige Ende” dove sono l’insistenza del riff strutturale e il tempo moderato a rimanere impressi, mentre la successiva “Bakenfor Urskogens Utkant” conferma lo scheletro essenziale, l’insistenza su riff di chitarra semplici e insistiti, l’udibilità del basso e trame di batteria scheletriche. Il risultato è buono, ma forse un po’ troppo reiterato per un brano che arriva a durare sei minuti pieni. Si prosegue con la più solenne “Avgudsdyrker” e a questo punto è facile ormai inquadrare la cifra stilistica del disco, che si muove in un contesto di raw black metal primitivo sì nella forma, ma non nei suoni, ricordando i primi Ulver e la loro ricerca melodica, l’attenzione alle melodie di Burzum e in qualche modo le atmosfere certo black metal francese nella semplicità di esecuzione.
La prima accelerata black metal arriva dopo la metà, con “Den Virkelige Apokryf”, pezzo che tutto sommato accogliamo come un sospiro di sollievo e di varietà. Interessante anche “Vondskapens Triumf” per le sue melodie vocali e l’oscura conclusiva “Antropofagens Hunger” che a chi scrive ha regalato vibrazioni finniche di certi Horna. Nel complesso “Udåd” è un disco ben realizzato, che ha dalla sua un’idea di base elementare ma la svolge utilizzando suoni comprensibili ed adeguati in un perfetto bilanciamento fra vecchio e nuovo.
Allo stesso tempo però, come omaggio tout-court ad una scuola musicale che ha dato tutto per molti anni, rimane confinato in una dimensione di prodotto lontano dalla memorabilità. Per gli amanti del genere e dei Mork: tutti gli altri possono passare tranquillamente oltre.