UFOMAMMUT – Oro: Opus Primum

Pubblicato il 10/04/2012 da
voto
7.5
  • Band: UFOMAMMUT
  • Durata: 00:51:04
  • Disponibile dal: 10/04/2012
  • Etichetta:
  • Neurot Recordings
  • Distributore: Goodfellas

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I “nostri” Ufomammut ormai sono una realtà consolidata e dalla reputazione di ferro nel regno del doom metal e del post-metal mondiali. Una carriera ormai più che decennale, quattro full-length fanstamagorici e innumerevoli presenze sui palchi più esclusivi, primi tra tutti il Roadburn e l’Hellfest, d’altronde non possono che confermare questo puro e semplice dato. E, infine, è arrivato pure un nuovo e scintillante contrattone con la Neurot dei Neurosis, segno inequivocabile che i nostri hanno fatto breccia anche tra le menti più musicalmente progressiste ed esigenti esistenti in circolazione – avvenimento destinato a lanciare definitivamente i nostri nell’olimpo dei mostri sacri del genere. Poia, Vita e Urlo, in fin dei conti, se lo meritano. Negli anni hanno creato un sound riconoscibilissimo e personalissimo, che sta dando tanto al doom metal, preservandolo nei suoi lineamenti essenziali e sviluppandolo allo stesso tempo; sospingendolo in direzioni tutte nuove. Insomma, gli Ufomammut ormai sono una entità completa, rispettabile e autorevole, di cui il nostro paese può e deve andar fiero. La gavetta dunque è finita da un pezzo e questi tre ragazzi italici sono ormai dei maestri da cui c’è solo da imparare. Detto ciò, se i nostri sono maestri, “Oro: Opus Primum”, prima installazione del nuovo doppio album, non è altro che una ennesima e severa lezione di stile da parte della band piemontese. “Oro: Opus Primum”, in particolare, è una severa lezione sulla devastazione sonica. Difficile trovare in giro una band con un sound e dei riff più devastanti degli Ufomammut. I riff di “Oro” infatti sono enormi, colossali e fottutamente pesanti. Talmente enormi infatti da sembrare quasi irreali. In questo gli Ufo d’altronde sono sempre stati avanti a tutti. Non si sa come, ma i loro riff hanno quella pesantezza in più che non si capisce da dove venga, ma che li ha resi, seriamente, forse la doom metal band più pesante che sia mai esistita. I riff contenuti in questo album sono delle mazzate incredibili. Una mandria di elefanti trasformati in watt. Una colata di calcestruzzo trasformata in decibel. Il filo conduttore di questo nuovo album è proprio questo: la potenza inaudita dei riff che contiene. Il volume, il muro di suono, l’enormità soffocante del riff. Per il resto la band non sembra aver ampliato in alcun modo il discorso già fatto con “Idolum” (tutt’ora picco assoluto della band), e con il precedente “Eve” (a livello compositivo di poco superiore a questo nuovo lavoro): “Oro” ci ripropone semplicemente ancora più quantità di una sostanza che già tutti ampiamente conosciamo. Nonostante tutto, non stiamo assolutamente parlando di una zuppa riscaldata – o nulla del genere – ma, semplicemente, di un equilibrio a lungo cercato e finalmente trovato. Di una graditissima forma di indulgenza. Gli elementi più famosi del marchio Ufomammut in “Oro” dunque ci sono tutti: lunghi passaggi psichedelici dal forte retrogusto “cosmico”, che fungono da “catalizzatori”, da molla per dare la carica. Da accumulatori di tensione. Anche in questo gli Ufo sono maestri: tanto più il chiaroscuro è estremizzato ed evidente, tanto più si crea “pace” e luce, tanto più la tempesta, quando arriva, risulta immensa. E il gioco funziona alla perfezione. Quando la band, dopo cinque minuti di “accumulo” psichedelico, accende di botto gli overdrive , l’effetto è dolorossisimo. Una vera onda d’urto che impatta all’improvviso. Una distruzione pressochè totale. La formula degli Ufomammut, in sintesi, ormai è infallibile e efficientissima, e assemblata da tante componenti diverse ma altamente sinergiche: l’uso sapiente e spaziale dei synth, l’ormai famosissimo latrato lisergico e sciamanico di Urlo, che si insinua tra lo tsunami di feedback, e i soliti, immensi, colossali e distruttivi riff che solo gli Ufo possono ereggere. Talmente colossali, infatti, che in certi passaggi la pesantezza di questo disco è talmente enorme che si ha la sensazione che le casse stiano per cedere. Le linee di basso di Urlo sono roboanti, tuonanti e talmente “pompate” da sembrare una tempesta gravida di boati ed elettricità. I pattern di batteria di Vita sono quelle di uno schiacciasassi. Il suono di un meteorite che impatta riducendo la crosta terrestre a lava. E poi ci sono quei riff di chitarra di Poia la cui pesantaezza francamente neanche riusciamo a spiegarla. Semplicemente, quando siamo ormai convinti che ogni spiraglio sembra chiuso, quando ogni buco sembra tappato, quando ogni molecola d’aria sembra esaurita e quando alla pesantezza sembra impossibile aggiungere un altro milligrammo di pesantezza, gli Ufomammut fanno il miracaolo – o l’ecatombe, a seconda dei punti di vista – e imbottiscono il disco con un’altra, impossibile, titanica e letale dose di volume, rendendo il lavoro a tutti gli effetti un album dal sound colossale. Semplicemente inaudito. Il songwriting, come già accennato, non introduce nulla di nuovo – e casomai scende anche un tantino al di sotto della media che i nostri avevano raggiunto con i due precedenti lavori – ma è indubbio che la sostanza di “Oro: Opus Primum” stavolta sia altrove, ovvero nella potenza “fisica” davvero disumana che questo album trasmette. Uno dei pochi casi in cui i muscoli prevalgono sul cervello ma viene prodotto un risultato positivo. Nessun passo indietro, ma ora attendiamo trepidanti il salto definitivo con l’imminente secondo capitolo in arrivo il prossimo settembre. Sempre più orgoglio nazionale.

TRACKLIST

  1. Empireum
  2. Aureum
  3. Infearnatural
  4. Magickon
  5. Midomine
1 commento
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