7.0
- Band: ULI JON ROTH
- Durata: 01:59:00
- Disponibile dal: 10/11/2006
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Uli Jon Roth è probabilmente il miglior compositore neoclassico dei giorni nostri, con buona pace di Yngwie J. Malmsteen ed epigoni vari. La passione del guitarist tedesco per la musica classica di Bach, Vivaldi e Chopin è presente in ogni singola nota presente nella sua opera. Infatti, in questo doppio best of che funge da compendio ideale dell’opera di Uli, vivono affiancate composizioni originali, rifacimenti di opere classiche e cover di Hendrix e Cream. Non vi sono dubbi che talvolta la pomposità della proposta del tedesco sfoci in un narcisismo che porta anche alla pacchianeria, soprattutto nei rifacimenti di episodi classici, “Bridge To Heaven” su tutti. La traccia infatti altri non è che la celeberrima aria “Nessun Dorma”, tradotta in inglese e cantata con bello stile dal grande Tommy Heart: il risultato finale però, pur essendo decisamente superiore alla ridicola versione dei Manowar, è fin troppo simile a quanto proposto dagli Skylark di inizio carriera, quindi perde tutta l’epicità e finisce con l’essere un banale esercizio di stile. A parte queste cadute d’interesse però, l’opera del maestro merita di essere scoperta ed apprezzata per quello che è: una rivisitazione della musica classica in chiave rock, andando ben oltre Blackmore e Malmsteen, andando a scovare davvero l’anima più celata dei compositori ai quali il nostro si ispira. E’ un piacere ascoltare le scale chitarristiche di “Starlight” o di “Still So Many Lives Away”, quest’ultima composta nel 1978 e presente in “Earthquake”, primo album di Uli dalla sua uscita dagli Scorpions. Eccellenti, anche se più canoniche, le riproposizioni di “Voodoo Chile” e “Little Wing” di Hendrix e di “White Room” dei Cream, con il grande Jack Bruce ospite sietro il microfono. Insomma, tra grandi brani e grandi ospiti (oltre a quelli già citati ricordiamo almeno Don Airey, Michael Flexig e Ule Ritgen), questo best of è il modo migliore e meno dispendioso per scoprire l’opera di un chitarrista assolutamente sottovalutato e che riserverà più di una sorpresa agli amanti del metallo più neoclassico e sinfonico.
