8.0
- Band: ULTRA-VIOLENCE
- Durata: 00:52:35
- Disponibile dal: 27/04/2015
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
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Che il revival del thrash metal sia un fenomeno tuttora in voga e che sul mercato continuino ad arrivare band clone di quello che furono (e che in parte sono ancora) i vari Testament, Overkill, Exodus, Slayer, Anthrax, Death Angel, Heathen o Metallica negli anni Ottanta, è un dato di fatto. Spesso questo si traduce in un sovraffollamento della scena, causato da formazioni che poco o nulla hanno da dire; anche nel panorama italiano, il cui underground è molto ricco di giovani thrash metal band, la situazione è questa. Capita però che a volte da tale substrato fertile nascano delle entità in grado di elevarsi dalla media, grazie a capacità tecniche e compositive di livello superiore, accompagnate da una maggiore professionalità nella cura di quei dettagli che rendono un prodotto veramente valido. E’ il caso dei piemontesi Ultra-Violence, formazione decisamente giovane che però sta dimostrando di avere tutti i numeri per fare molto bene e affiancarsi a quelle band estere che si stanno ricavando un loro spazio tra la massa, come Warbringer o Angelus Apatrida, tanto per nominarne un paio. Gli Ultra-Violence avevano già fatto parlare bene di loro con l’album di debutto, “Privilege To Overcome”, e oggi confermano tutte le loro qualità con il nuovo “Deflect The Flow”. Senza inventare nulla o sperimentare chissà quali trovate compositive, il quartetto unisce alla primordiale sfrontatezza e agli elementi tipici del sound delle formazioni thrash classiche sopra citate un taglio a tratti più recente e groovy, proprio dei Machine Head in primis, e sporadiche incursioni più estreme con tanto di blast beat. Il pezzo d’apertura, “Burning Through The Scars”, è una carrellata ideale di quasi tutto lo spettro del sound del gruppo: un brano vario, articolato, ricco di cambi di tempo e ripartenze, ma allo stesso tempo dotato di un impatto devastante, merito anche degli ottimi suoni a cura di Simone Mularoni. La prova della band è pressochè perfetta in tutti i reparti, partendo dal tiro micidiale di una sezione ritmica tecnicamente molto preparata, passando per degli ottimi riff, fino all’efficace cantato ruvido e aggressivo. La successiva “Why So Serious?” sterza invece verso un thrash meno estremo, più adrenalinico e divertente, tipico degli Anthrax, e mantiene sempre una struttura variegata che distanzia la composizione dal solito ripetitivo thrash old school per così dire “ignorante”. Meno efficace il songwriting quando si muove sui midtempo, come nel caso di “Gavel’s Bang”, brano un tantino ridondante che ad ogni modo lascia presto spazio ad una lunga serie di buoni pezzi che tornano su coordinate più veloci, riffate e consoni al gruppo, come nel caso di “Lost In Decay”, “The Checkered Sun” o “The Way I’ll Stay”, pezzi che immaginiamo dal vivo faranno la felicità degli amanti del moshpit, inframezzati dalla più varia e mutevole “In The Name Of Your God”. Da segnalare anche una discreta cover di “Don’t Burn the Witch” dei Venom. I pochi cali di tono, determinati a tratti dal notevole minutaggio medio dei pezzi, non pesano su “Deflect The Flow”, a conti fatti un ottimo disco, curato in ogni dettaglio e che ci sentiamo di consigliare a tutti i veri amanti del thrash.