7.5
- Band: ULVEDHARR
- Durata: 00:36:28
- Disponibile dal: 21/04/2023
- Etichetta:
- Scarlet Records
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Quattro anni dopo e con una pandemia nel mezzo, eccoci di nuovo a parlare degli Ulvedharr, che tornano sulle scene con il loro opulento death-thrash metal. Titolo e copertina (ad opera di Paolo Girardi) rimandano all’opera dantesca, e – sebbene non si parli di concept – il tema principale è quello della vendetta, argomento che ritroviamo per l’appunto nel trentatreesimo canto dell’Inferno (quello dove sono puniti i traditori della patria e degli ospiti) e in questo nuovo lavoro, un disco ancora una volta ‘grosso’ e roccioso come i bergamaschi ci hanno abituato.
Quanto proposto nei dieci brani si rifà grosso modo a quello che è infatti il mood della band lombarda, un death-thrash che riporta alla mente i Sepultura d’inizio anni ‘90, così come i Death dello stesso periodo, con delle venature thrash di stampo prevalentemente americano (non mancano reminiscenze di Megadeth o dei Metallica anni ‘80 in alcuni riff) comunque capaci di restare personali. Di fatto gli Ulvedharr hanno forgiato nel corso di cinque lavori un loro suono e una loro metodologia compositiva, e anche questo “Inferno XXXIII” rimane nel solco tracciato, specialmente dalle ultime due prove.
Brani brevi e d’impatto, trasudanti ‘tiro’, per meno di una quarantina di minuti, con qualche momento più thrash di altri (“Wasteland”, “Master Liar”) quando non classicamente heavy (“Eternal Attack”, forse la nostra preferita grazie a degli intrecci di chitarra gustosissimi), con qualche divagazione anche thrash-black, come avviene in “Dagon”. La prova tecnica è sicuramente notevole, con una sezione ritmica sugli scudi e un lavoro delle chitarre aggressivo ma ben studiato, con composizioni fresche e feroci.
La cosa bella di un album come questo è che, sebbene non vi sia un attimo di tregua (se non durante la strumentale chiusa di “Oblivion”), si riesca comunque a godere di una musica che non cela, anzi, una dose di melodia facilmente assimilabile all’interno del proprio innesto extreme metal, e di sicuro possiamo notare come nel corso del tempo gli Ulvedharr abbiano sempre più saputo affinare la propria capacità di scrivere brani di veloce esecuzione e senza tanti arzigogoli, ma non per questo banali. Sotto altri aspetti, questo potrebbe essere anche un difetto di “Inferno XXXIII” che, nel suo farsi ascoltare con una certa facilità (certo, masticando il genere), potrebbe tendere a distrarre in alcuni punti l’ascoltatore: questo, in mancanza di ‘picchi’ o virate stilistiche, potrebbe ritrovare sin troppo simili alcuni momenti di diversi punti del disco; a ben vedere un difetto di poco conto, in ambito death-thrash.
Con “Inferno XXXIII” gli Ulvedharr mostrano ancora una volta i muscoli, e confermano la loro posizione nel panorama tricolore; un lavoro che accontenterà i fan del gruppo e farà sfaceli dal vivo.