7.5
- Band: ULVEDHARR
- Durata: 00:38:48
- Disponibile dal: 24/05/2019
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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Riecco sul campo di battaglia i vichinghi lombardi Ulvedharr, la cui effige sugli scudi è quella del nuovo, quarto, album, “World Of Chaos”, un disco che già al primo ascolto mette in chiaro immediatamente le cose. Siamo infatti di fronte ad un album potentissimo, a ritmi sempre sostenuti e che non molla la foga per nemmeno un secondo. Le tematiche sembrano essere virate più sul catastrofico che sul guerresco, come titoli come “Fallout”, “What Have We Done” o ancora “Cold War” sembrano suggerire (ma anche la musica sembra aver seguito un’evoluzione) una maggior componente thrash all’interno del suono dei ragazzi. Se le sfuriate death cui gli Ulvedharr ci hanno abituato non mancano, il riffing e l’intero apparato non negano all’ascoltatore un substrato di thrash a cavallo tra gli ’80 e i ’90 che in alcuni punti riporta alla mente i Sepultura dell’accoppiata “Beneath the Remais” e “Arise”. Un pezzo come la citata “Cold War” ha quel tipo di tiro che dal vivo farà saltare non pochi denti, e venite a contraddirci quando parte quel refrain. La prova della band è, manco a dirlo, energetica e fresca, esaltata da una produzione potente e cristallina: dei dieci pezzi che compongono “World Of Chaos” abbiamo nove sassate e una strumentale che sotto inquietanti folate di vento ci porta alla parte finale del disco, per un’orgia di violenza musicale che trova una formazione cresciuta e pienamente consapevole. Quello che è certo è che al netto della cieca rabbia sprigionata sul nemico con queste dieci tracce per una quarantina di minuti, i bergamaschi hanno alzato di una tacca la propria proposta rendendola fruibile in maniera globale da qualsiasi appassionato di metal estremo pur senza rinunciare a un grammo delle proprie qualità e della propria armatura death, andando, anzi, a settare un nuovo standard per le uscite di casa propria. Che il caos abbia dunque inizio, e ben venga se su questa colonna sonora.