ULVER – Bergtatt

Pubblicato il 11/09/2019 da
voto
9.0
  • Band: ULVER
  • Durata: 00:34:17
  • Disponibile dal: 01/02/1995
  • Etichetta:
  • Head Not Found

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Passi veloci. Qualcuno incespica su mucchi di foglie secche e rami che si spezzano sotto le suole. Una camminata nevrotica, stanca, che si protrae per oltre un minuto e mezzo, accompagnata in lontananza da un sardonico volo di tastiera. Sono i passi di una giovane disperata, smarritasi in un bosco sul far della sera e incapace di trovare nell’oscurità un sentiero che la riporti tra le braccia dei suoi cari. Ma lacrime e preghiere non basteranno a riportarla a casa: le creature del sottosuolo l’hanno già accerchiata e la stanno guidando, un metro dopo l’altro, nel ventre oscuro della montagna. Chi ama “Bergtatt” sa esattamente dove siamo. Appena oltre la metà dell’album, a “Capitel III – Graablick Blev Hun Vaer”. Capitoli, non canzoni, perché “Bergtatt – Et Eveventyr En 5 Capitel” (letteralmente “Prigioniera della Montagna – Una Favola in 5 Capitoli”, dove ‘prigioniera’ significa anche ‘stregata’) è appunto una favola, apparsa nel depravato libro del black metal proprio quando se ne stavano vergando le pagine più blasfeme.
Correva il mitologico 1994. La quantità e la qualità degli album scaturiti dal Tartaro della musica europea è roba da far tremare le vene nei polsi: Mayhem, Darkthrone, Bruzum, Satyricon, Enslaved, Marduk, Impaled Nazarene, Rotting Christ firmano album che segneranno non solo le loro carriere, ma il corso di tutto un genere. Debuttano gli Emperor con “In The Nightside Eclipse”, i Gorgoroth con “Pentagram”, i Dimmu Borgir con “For All Tid”, i Cradle Of Filth con “The Principle Of Evil Made Flesh”. Stanno pubblicando i primi EP Dark Funeral, Behemoth, Naglfar. In questo clima il diciottenne Kristoffer Rygg incide il primo album degli Ulver, che uscirà l’anno dopo e finirà per diventare il seme fecondissimo di tutto un filone del black folk più atmosferico.
“Bergtatt” è un debut che dice molto sugli Ulver e sul loro mastermind. La precocità e la voglia di rinnovare il genere erano almeno due tra i motori della cosiddetta second wave del black metal, ma quel disco dimostrava già come, sebbene Rygg e soci avessero i piedi ben saldi nella scena norvegese, il loro sguardo fosse già altrove. Certo, non erano il solo gruppo di ragazzini capaci di debuttare, in un momento in cui si stava definendo uno standard, con un disco che già rompeva quello standard. Ma sono stati probabilmente tra i primi a presentarsi con un disco black metal in cui il black metal è, di fatto, un co-protagonista. Nell’anno in cui la Nera Fiamma lambiva le vette della malignità, gli Ulver facevano la loro entrata in scena con un album dal sapore antico, fiabesco e romantico; impreziosito da cantati puliti che molti hanno definito quasi gregoriani, slarghi acustici che si aprono come vedute su una foresta del Nord e una grazia tenebrosa che la ferocia tagliente delle sue parti più tirate non intacca, bensì esalta. La sicurezza con cui il fu Garm (pare Rygg non gradisca più questo alias) incedeva su un sentiero nuovo era un presagio del suo talento imprevedibile, capace di calpestare con passo altrettanto deciso le aspettative di fan e case discografiche. Dalla mercuriale “Trilogia” di cui “Bergatt” è solo il primo atto all’evoluzione ambient, agli episodi synth-wawe, Rygg non sembra essersi mai preoccupato di fare altro se non quello che voleva (e vuole).
La maestosa semplicità di “Bergtatt” si respira nota dopo nota, fredda come una sera invernale. L’ apertura ampia, solenne, è una folata di vento che trasporta l’ascoltatore nel crepuscolo di una foresta di conifere, fuori dal tempo. Verso la fine di “Capitel I – I Troldskog Faren Vild” il ritmo aumenta, mantenendo un vibe quasi da danza antica che si risolve nella melodia di flauto all’inizio del secondo capitolo della storia. Ma il sole ormai è calato, l’angoscia inizia a divorare la protagonista e cenni tradizionalmente black metal cominciano a sporcare i cantati corali. Un’aggressività che esplode nel terzo atto, fugando ogni dubbio sugli espedienti narrativi dietro il concept: più la fanciulla si addentra nella vegetazione, più la notte avanza, più le creature nel buio stringono il loro malvagio cerchio attorno a lei, più il disco si fa oscuro e violento. La perdita della speranza e dell’innocenza sono accompagnate da un climax musicale che alterna melodie via via più cupe a intermezzi sempre più fitti di blastbeat e chitarre taglienti. “Capitel IV – En Stemme Locker” è l’ultimo lamento sfinito prima della capitolazione finale, il trionfo del Male accompagnato da un inno gelido che si dissolve solo nelle sue ultime battute. Era solo una fiaba, in fondo, e il minuto conclusivo di “Capitel V – Bergtatt. Ind I Fjeldkmrene”, con un arpeggio di chitarra e i fruscii della registrazione, quasi sfonda la quarta parete, riportando l’ascoltatore alla realtà.
Al di là dei suoi (invero pochi) limiti, “Bergatt” rimane fresco anche a ventiquattro anni dalla sua uscita, testimone di un approccio al black metal innovativo perfino per quel momento pazzesco, ma anche di una sensibilità stilistica notevole per degli adolescenti. A questo proposito, chi vi scrive vorrebbe dedicare le ultime righe alle liriche, che la maggior parte di noi può apprezzare solo in traduzione. La scelta di esprimersi in norvegese arcaico non è vuoto nazional-onanismo, i riferimenti alla religiosità popolare e al folklore non hanno nulla a che fare con certo neopaganesimo caricaturale, l’assenza di un lieto fine non è mero compiacimento nel raccontare il Male. Rygg e gli Ulver hanno davvero tentato di ricreare una fiaba tradizionale, con cura quasi filologica e costruendo, attorno al climax musicale, una narrazione altrettanto emozionante e profonda. Un altro dettaglio che contribuisce a fare di “Bergatt” un gioiello di elegantissima fattura sul ruvido manto del black metal.

“E con lei si presero un’altra ragazza,
e fecero di lei ciò che volevano,
ma non ciò che avrebbero dovuto.”

TRACKLIST

  1. Capitel I - I Troldskog Faren Vild
  2. Capitel II - Soelen Gaaer Bag Aase Need
  3. Capitel III - Graablick Blev Hun Vaer
  4. Capitel IV - Een Stemme Locker
  5. Capitel V - Bergtatt - Ind I Fjeldkamrene
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