7.0
- Band: UMBRA NOCTIS
- Durata: 00:46:56
- Disponibile dal: 22/04/2017
- Etichetta:
- Novecento Produzioni
- Distributore: Audioglobe
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Gli Umbra Noctis non sono un nome nuovo per questo portale, dato che seguiamo le vicende della band sin dalle loro prime battute ed abbiamo avuto modo di seguirne gradualmente il progressivo sviluppo musicale e concettuale che giunge oggi al suo culmine con “Via Mala”, seconda uscita di lunga durata edita da Novecento Produzioni. Gli Umbra Noctis non hanno mai fatto mistero della loro vena più aperta e progressiva, che slegandoli dalla scena black metal più ortodossa, li ha portati alla ricerca di un connubio il più possibile coerente tra un anima fredda e furiosa propria della vecchia scuola norvegese, ad un impeto più delicato e controllato, attento a melodie ben definite vicino ad alcune delle derive più ruvide del rock e del metal atmosferico, in una fusione che assume in diversi tratti interessanti connotati di originalità. Del resto, prese le giuste mosse dai precedenti esperimenti discografici, ci si auspicava da “Via Mala” una sorta di quadratura del cerchio, un arrivo deciso ad una sonorità davvero personale e poco convenzionale: possiamo dire in questo senso, che il nuovo album riesce ampiamente nel suo intento, mostrando un’evoluzione importante nel songwriting ed una sicurezza nei propri mezzi davvero encomiabile, sottolineata da alcune scelte stilistiche apparentemente pericolose, vedi un cantato in italiano molto scandito e caratterizzante o l’utilizzo in maniera copiosa di clean vocals completamente fuori genere, che risultano però nel complesso utili ad esaltare il mood ombroso e disilluso che tutte le canzoni di “Via Mala” possiedono internamente. A prevalere è sempre l’incedere felpato, elegante delle chitarre, che pur inasprendosi in punte di aggressività latente (“Il Sentiero Del Cervo”), finisce per ammaliare nei suoi frangenti più dilatati, come nella lunga suite centrale di “Maree”, dove anche il basso ha modo di spiegare al meglio le sue trame più articolate ed emergono melanconiche chitarre acustiche, a riprova dello spirito cangiante ma ponderato che anima i cinque musicisti italiani. Se quindi stilisticamente l’ambiziosa fusione tra ruvido e delicato riesce con carattere, è forse nella produzione che possiamo riscontrare qualche margine di miglioramento, soprattutto per quel che concerne la già delicata questione vocale ed un adeguata contestualizzazione di una voce pulita già di per sé molto ‘spinta’, così come un mastering generale che rendesse un pelo più profondi i suoni degli strumenti, ma siamo di fronte a piccolezze certo trascurabili di fronte ad un prodotto studiato, strutturato e suonato con grande perizia e sentimento. Accompagnato da un artwork che non può che ricollegarsi alle fredde vicende musicali dell’album, “Via Mala” si presenta come una rilettura interessante di un modo istrionico e pluricromatico di intendere il black metal, tradizione in realtà già nota in Italia grazie al lascito di Argento ed i suoi Spite Extreme Wing o ad un “Vega” degli Janvs, intimamente collegato ad un sentimento di sconforto imperante e legato ad un richiamo verso la natura ed i suoi elementi che affascina e rapisce.