6.5
- Band: UNALEI
- Durata: 00:42:00
- Disponibile dal: 08/03/2016
- Etichetta:
- Club Inferno
Spotify:
Apple Music:
Il primo album ufficiale del progetto Unalei prende coerentemente le mosse da quanto espresso sul mini “A Sua Immagine”, uscito un paio di anni fa, offrendoci di nuovo una sorta di “post” metal dolciastro e malinconico, che incorpora una moltitudine di spunti diversi e una forte sensibilità melodica. Non è mai il massimo continuare a fare paragoni con altre realtà o album, specialmente concentrandosi su uno in particolare, ma in questo caso continua a risultare davvero difficile ignorare la straordinaria influenza che i Novembre esercitano sull’operato di questo giovane gruppo. Se ascoltato distrattamente, “Taedium Vitae” potrebbbe infatti quasi apparire come una raccolta di B-side della storica band capitolina: non mancano i versi in italiano, che ci si riscopre cantare tra sé dopo averli ascoltati qualche volta, così come i rapidi crescendo in chiave extreme metal, sempre a dir poco in contrasto con l’anima placida e sorniona delle fondamenta del materiale. Volendo comunque sorvolare su tale vistosissima influenza, il problema maggiore che si riscontra ascoltando il lavoro è la saltuaria mancanza di logica nella strutturazione dei brani: alcuni episodi tralasciano completamente la tipica forma canzone, evitando ripetizioni e chorus per muoversi con insistenza tra continui cambi di registro e tempo, climax e derive pop non sempre facili da giustificare, per un risultato finale certamente “ricco”, ma anche piuttosto stucchevole. Forse l’intento era quello di dare vita ad un disco-collage imprevedibile e caleidoscopico, ma, per quanto emotivo, “Taedium Vitae” a tratti dà l’idea di essere un po’ troppo confusionario. Nel complesso, il progetto denota un buon intuito e tanta intraprendenza, ma per colpire davvero al cuore dell’ascoltatore e per farsi ricordare servirebbero più ordine e compattezza nel songwriting, oltre ad un pizzico di misura nel comparto cantautorale. Si tratta del resto di pecche tipiche di una formazione agli esordi, che possono essere corrette con un filo di esperienza in più, magari anche dopo essersi fatti le ossa su un palco. Brani più solidi e coinvolgenti come “Aporia” e “Primo Reincontro Nell’Epoca Moderna” potrebbero fungere da ideale punto di partenza per il prossimo lavoro.