7.5
- Band: UNBIRTH
- Durata: 00:34:28
- Disponibile dal: 04/03/2013
- Etichetta:
- Amputated Vein
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La scena italiana continua a sfornare gruppi death metal di grande interesse: questa è la volta dei modenesi Unbirth, che debuttano sotto il patrocinio della lungimirante Amputated Vein. Fedeli alla tradizione americana, tanto da fornire la prima (devastante) traccia di un’intro “industrialoide” sulla falsariga di dischi come “Arise” o “Cause Of Death”, gli Unbirth danno alla luce “Deracinated Celestial Oligarchy”, un album che impressiona sotto diversi aspetti. Il primo è quello più scontato (e, volendo, necessario): si parla di cattiveria e ferocia, evidenti a partire dalla veemenza esecutiva della band, corroborata da un’apprezzabile tecnica individuale. Il secondo aspetto è quello relativo ai contenuti: tutte le canzoni godono di riff polimorfi e mai ripetitivi, che possono sapere di thrash (“Last Glare Before The End”) come di manifestazioni più brutali, organizzati in un songwriting ben curato, lavorato di fino, che forse sorprende per un esordio discografico, ma non poi troppo se considerate che tale esordio è avvenuto ben sette anni dopo la fondazione del gruppo. Il terzo aspetto è invece connesso al gusto per il particolare: al di là di efficacissimi stop, ripartenze e dissonanze, si trae parecchio godimento dalla gestione dei cambi di tempo (“Entitlement Of Scourge”), dall’ottimo lavoro delle chitarre (che definiremmo “esatto” per questo genere di musica: gli assoli allucinati di “Will Of Atlantis” e “In Absence Of Form” ne siano prova almeno parziale), nonché da un epos malato ottenuto per mezzo di brevi “fuitine” melodiche e lievi rallentamenti, cadenzati, dal piglio bellico e fiero (diremmo che “Crowding At The Edge Of Cosmos” ben esemplifica entrambi i tipi di soluzione). Volendo fare un paragone orientativo, pur se limitante nella sua estrema sintesi, potremmo dirvi che – almeno per alcuni tratti – abbiamo avuto l’impressione di ascoltare una sorta di Blasphemer meno cervellotici e più dinamici, più “classici” in una sola parola. Se aggiungete pure che “Deracinated Celestial Oligarchy” va giù che una meraviglia, grazie anche a suoni oggettivamente buoni, può solo venirvi voglia di ascoltarlo e, magari, cominciare il conto alla rovescia per il prossimo.