8.0
- Band: UNCERTAINTY PRINCIPLE
- Durata: 01:07:28
- Disponibile dal: 05/02/2021
- Etichetta:
- Xenoglossy Productions
Spotify:
Apple Music:
Un cazzotto in pieno volto, questi sono gli Uncertainty Principle. Dietro il moniker si cela in realtà una sola persona, Alexander White, vero e proprio outsider del rumore, che ha cominciato a sfornare abomini sonori a livello underground e quasi sempre nell’ambito dell’autoproduzione nel lontano 1995, e mente pensante dietro una lunghissima serie di progetti, tra cui Vessel Of Iniquity, Thoraxembalmer, Crown Of Ascension e, soprattutto, The NULLL Collective, per citare solo i principali. La band ha una storia lunghissima: estremamente attiva nei primi anni di vita, ha prodotto una valanga di uscite fino al 2005, per poi essere messa in naftalina fino al 2019 e quindi ritrovare l’ispirazione con ben tre album in un solo anno.
In realtà i pezzi di “Sonic Terror” non sono nuovi, ed anche il titolo dell’album è ripreso dalla seconda opera, pubblicata nel 2000, ma ripescati dall’intera discografia, destrutturati, ricostruiti e risuonati con un approccio ancor più diretto ed aggressivo. Il musicista inglese si cimenta così nella realizzazione di un doom metal pesantissimo, che potremmo definire come un calderone di noise, funeral, sludge, drone e un pizzico di dark ambient, condito con ‘diavolerie’ elettroniche che vanno a rendere ancora più corposo il magma sonoro che investe l’ascoltatore. Nei dodici brani si possono udire gli echi di ciò che più eccessivo è stato prodotto negli anni in questi ambiti: Godflesh, Merzbow, Ministry, Neurosis, Sunn O))), Halo sono sicuramente tra gli ascolti di White, che rielabora la materia a modo proprio e secondo la propria (temibile) personalità, estremizzando se possibile il tutto, e portandolo al limite dell’ascoltabile. Chitarre con abbondanti distorsioni e riverberi si fondono con gli effetti ed i campionamenti, dando vita ad un muro del suono soffocante, denso e nero come la pece; la voce filtrata è un urlo che si perde nell’indistinto marasma sonoro, quasi fosse uno degli strumenti; i ritmi sono lenti e soffocanti. Un monolite oscuro che non lascia un attimo di respiro, tanto che anche nei rari momenti in cui la presa sembra allentarsi, le atmosfere rimangono sulfuree e disturbanti, come in “Stationary State”. Particolarmente inquietante “Bateman (Mask Of Sanity)”, ispirata al protagonista di “American Psycho”, il brano in cui la componente drone sembra essere più marcata, nove schizofrenici minuti che fanno rivivere un vero e proprio inferno. Sicuramente è azzardato parlare ancora di sperimentazione quando ci si trova di fronte a musica di questo tipo, ma un estremismo sonoro di tale portata lascia tuttora esterrefatti.