8.0
- Band: UNCLE ACID AND THE DEADBEATS
- Durata: 00:46:32
- Disponibile dal: 12/10/2018
- Etichetta:
- Rise Above Records
- Distributore: Audioglobe
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Il portavoce dell’occultismo e della mistica britannica Kevin Starrs torna a dar voce alle sue oscure inquietudini con il quinto album della carriera come Uncle Acid & The Deadbeats, condensando in quarantasette minuti circa, un audace e vitale miscuglio di heavy psychedelia, proto-metal e pop decadente di troppa ineffabile fattura per poter essere facilmente distinto come appartenente ad una qualche corrente oggigiorno. Emerso da un angolo oscuro dell’underground inglese ormai dieci anni fa, Uncle Acid rifugge un’univoca interpretazione della sua musica, riempendola in maniera del tutto istintiva con il suo carattere horror, il suo immaginario macabro e pericolosamente affascinante, con citazioni concettuali che omaggiano nelle intenzioni lo spirito lisergico degli anni ’60 e ’70 e mantenendo lo stesso un’indole irrefrenabile verso la progressione e la sperimentazione. Che si consideri i tuonanti riff hard rock di “I See Through You” e “Blood Runner” o l’indole psych-rock di “Shockwave City” e “Stranger Tonight”, così come il catatonico incedere di “No Return”; nell’insieme, tutto rimane avvolto da un impenetrabile alone di mistero che non fa che rendere “Wasteland” una terra di desolazione da esplorare in realtà con attenzione, lasciando correre la fantasia nei suoi tratti più oscuri e profondi. A colpire, insomma, è la vividezza e la credibilità con cui si presenta la visione artistica di Starrs e della sua band in questo album, partendo da ingredienti conosciuti e mischiandoli secondo procedimenti solo da loro sperimentati, in uno spettacolo degradato ed irresistibile allo stesso tempo. “Wasteland” è questo: un disorientante viaggio nei sogni più inspiegabili e contorti della mente, un trip andato a finire male che ha saputo però raccogliere insegnamenti dalla paura e dal terrore ed incastonarli nella bizzarra conformazione di Uncle Acid & The Deadbeats, una creatura che sa come evocare il glorioso passato e le magiche atmosfere della musica heavy’n’doom facendolo suonare però come qualcosa di personale e diverso da tutto il resto. Se già in passato si era saputo dar prova di grande talento soprattutto con singole canzoni, l’ultimo arrivato brilla invece proprio per coesione ed unità d’intenti lungo tutto il suo scorrimento, dimostrandosi un grande lavoro dall’inizio alla fine. Non si può sicuramente ignorare il peso che assume in questo giudizio il lavoro in fase di produzione, capace di catturare l’essenza primigenia del sound della band ed aggiungervi poi quel tipico flavour che caratterizza così tanto la musica del gruppo britannico. Non resta quindi che lasciarsi rapire dalle tenebre di “Wasteland” e dai suoi molteplici significati, stratificati al suo interno e pronti per essere interpretati secondo processi più o meno consci.