7.0
- Band: UNDERBALL
- Durata: 00:44:10
- Disponibile dal: 16/07/2021
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Nel 1977, all’interno del loro album d’esordio, i Motörhead piazzarono al secondo posto della tracklist, l’originalissimo brano “Vibrator”: poco più di tre minuti in cui venivano descritte le potenzialità benefiche del curioso apparecchio, inaugurando così la tipica irriverenza (mai banale) che marchiò per sempre l’attitudine della band inglese. Oggi, a quarantaquattro anni di distanza, e con i dovuti paragoni del caso, i capitolini Underball recuperano il pezzo di Lemmy and Co., sbattendo in copertina un parente del menzionato sex toy. Un dildo rosa, non proprio nuovo di zecca, ci introduce nel magico mondo di “The Worst Is Yet To Cum”, debutto ufficiale del quintetto tricolore, che dà quindi seguito all’omonimo EP partorito nel 2017.
Grazie alla loro miscela adrenalinica, veracemente grezza, dai toni e temi più che espliciti, gli Underball hanno portato su disco ciò che hanno già testimoniato on stage durante loro apparizioni in questi primi sei anni di carriera: da una parte la valvola thrash/hardcore/rock, dall’altra un corredo per nulla ortodosso composto da spandex tigrati, pellicciotti e glitter; il tutto condito da un agglomerato di cattive maniere. “Squirt On My Face”, “Dildo”, “Milf”, “Cannonball Dookie”: quattro titoli che non hanno bisogno di ulteriori commenti per definire il clima ‘caciarone’ del gruppo, il quale, con le giuste ed opportune personalizzazioni, spazia tra i grandi nomi del genere per catalogare al meglio la proposta di questo primo vagito sulla lunga distanza. Se con “John Von Lover” (già presentata nella raccolta “Italian Thrash Annihilation” rilasciata lo scorso maggio) incontriamo Black Sabbath e Metallica, ritmi serrati, dal sapore punk-thrash in salsa Megadeth riecheggiano nelle stesse “Squirt On My Face” e “Dildo”, mentre da “Deadland” e “Infection” riceviamo dalla band laziale una dose di metallo più massiccia ed oscura. Divertimento che si abbina ad una più che discreta qualità esecutiva da parte dei singoli interpreti, confermata dalla conclusiva ed omonima “Underball” in cui rendono omaggio, proprio nel finale, all’intero movimento NWOBHM, Maiden in primis. Se non avete grosse pretese, ma solo la pura voglia di trascorrere quaranta minuti di spregiudicato thrash and hardcore al fulmicotone, gli Underball sono qui per voi. Del resto, il peggio deve ancora… venire.