8.0
- Band: UNDERGANG
- Durata: 00:31:28
- Disponibile dal: 04/12/2020
- Etichetta:
- Dark Descent
- Distributore: Audioglobe
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Nel 2010 il popolo degli amanti del death metal più crudo e primitivo, insoddisfatto davanti allo strapotere delle derive più tecniche o contaminate del genere, accolse con molto favore il debutto degli Undergang, gruppo in cui l’atroce gorgoglio di David Torturdød faceva da collante in un sound lurido e strisciante, spesso guidato da delle chitarre avvinghiate in una cacofonia stordente. In seguito, però, i danesi non sono usciti dallo status di gruppo di culto, proponendo dischi buonissimi così come qualche lavoro maggiormente interlocutorio. Dopo la pubblicazione dell’altalenante “Misantropologi”, la band ha tuttavia deciso di darsi una rinfrescata e di rilanciarsi, diventando un quartetto grazie all’arrivo alla seconda chitarra del veterano Mads Haarløv (ex Iniquity e molti altri). Un aggiornamento, quest’ultimo, assolutamente da non sottovalutare, visto che ha permesso agli Undergang di acquisire una nuova lucidità e di mettere più a fuoco il loro groove e la loro devastante potenza live. Il frutto di questa rifinitura viene ora immortalato sul nuovo “Aldrig i livet”, opera che, sulle ali del rilevante apporto del nuovo chitarrista, vede la formazione di Copenhagen rendere più tagliente e definita la propria proposta e portarla su livelli di espressività inediti. La produzione è certamente la più compiuta della carriera del gruppo, ma tale apprezzabile involucro è comunque secondario di fronte alle nuove mire sonore che i ragazzi espongono in questi dinamici brani, dove puntuali rintocchi melodici coadiuvano il consueto incedere barbaro e quel riffing di chitarra appuntito da sempre identificabili come i principali marchi di fabbrica degli Undergang. Il nuovo dialogo fra le due chitarre va senza dubbio a impreziosire ed esaltare le atmosfere macabre delle composizioni, ma l’ampliamento degli arrangiamenti, oltre all’introduzione di maggiori spunti solisti e di arpeggi, appare comunque lungi all’appesantire i brani o dal renderli velleitari. Non c’è autocompiacimento nella nuova condotta del gruppo, semmai emerge il desiderio di rendere il suono più personale senza tradire le proprie origini, partendo dal notevole affiatamento che i ragazzi hanno raggiunto suonando ovunque negli ultimi anni. Per il resto, la base del death metal del quartetto resta quello di sempre, ricca di rimandi e suggestioni – dal cupo death metal di matrice finnica al goregrind dei primi Carcass, passando per i Rottrevore e per i Grave dei demo – che però si dimostrano rielaborati da una band che ha ritrovato una propria strada e che ora è pronta a percorrerla con stupefacente maturità. Grazie anche ad una durata perfetta (poco più di mezz’ora), “Aldrig i livet” si configura come il disco più convincente dei danesi dai tempi del debut “Indhentet af døden”.