7.0
- Band: UNDERGANG
- Durata: 00:28:27
- Disponibile dal: 23/06/2017
- Etichetta:
- Me Saco Un Ojo Records
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Quarto album per i volgarissimi death metaller Undergang, il primo a vedere il contributo del nuovo bassista Sam Osborne (Funebrarum). “Misantropologi”, registrato quasi un anno fa presso gli Earhammer studios di Oakland, poco dopo la conclusione dell’ennesimo tour americano, arriva fra noi senza grandi annunci, ma potrebbe presto diventare un argomento di discussione fra i fan di lunga data della formazione originaria di Copenhagen. Rispetto al passato, si nota infatti una generale semplificazione delle strutture, un abbassamento della durata media dei pezzi e una predilezione per un incedere ancora più schietto e senza fronzoli del solito, tanto che le trame arrivano qua e là a richiamare anche certe formule grindcore. Soltanto mezzora scarsa di nuova musica, inclusa una cover dei finnici Disgrace, per un disco che è certamente il più breve e compatto della carriera dei ragazzi. “Misantropologi”, in effetti, sembra il classico album di transizione, quello nel quale una band inizia timidamente un percorso di cambiamento stando però attenta a non rinnegare repentinamente il proprio passato. Ottime tracce come “Skåret i Småstykker” e “Tvangsfodret Pigtråd”, del resto, hanno il copyright tipico del gruppo – fra riff grassissimi e al contempo orecchiabili, robusti midtempo e il solito gorgoglio inumano di David Mikkelsen – ma la tracklist presenta anche precipitosi episodi di uno o due minuti che potrebbero pure apparire come dei semplici bozzetti di canzoni a coloro abituati alle putride derive doom e ai canovacci di un tempo. Come a volte accade in questi casi, c’è il rischio che il luogo comune “né carne né pesce” venga applicato come etichetta al lavoro svolto. Ed è quello che in parte accade nel caso della band di origine danese, che però ha comunque esperienza e brio a sufficienza per rendere anche questo disco assolutamente godibile ed evitare sviste imbarazzanti. Forse, ciò che davvero manca questa volta è un po’ di continuità nel songwriting, almeno se si pensa alla notevole solidità dei capitoli discografici precedenti, ma, di nuovo, ci risulta difficile non muovere il piede e la testa davanti a certe dimostrazioni di vera ignoranza qui presentate. Probabilmente servirà la prossima prova in studio per capire effettivamente dove gli Undergang stiano andando a parare.