8.0
- Band: UNEARTH
- Durata: 00:38:48
- Disponibile dal: 04/07/2011
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Inossidabili Unearth. Mentre prosegue inesorabile la caduta degli dei del metalcore – As I Lay Dying, Killswitch Engage e Shadows Fall, tutti reduci da album non all’altezza del loro nome – il quintetto del Massachusetts procede inarrestabile la sua marcia trionfale, sfornando con “Darkness In The Light” l’ennesimo tassello di una discografia finora priva di passi falsi. Qual è la loro formula magica? Non certo l’innovazione, che da “The Oncoming Storm” in poi, con la sola parziale eccezione del più metallico “III: In The Eyes Of Fire”, i nostri sono sempre rimasti ancorati alla stessa formula compositiva, fedeli al motto ‘squadra che vince non si cambia’ (con la sola eccezione del drummer Derek Kerswill, il cui posto è stato preso da Justin Foley dei Killswitch Engage). E da questo punto di vista gli Unearth sono una squadra al livello del Barcellona di Messi, potendo vantare una coppia di shredder di primissima categoria, un singer con tatuate le lettere ‘H-A-R-D-C-O-R-E’ sulle corde vocali, una sezione ritmica forgiata nel marmo di Carrara e lo ‘Special One del metalcore’, Adam Dutkiewicz, in cabina di regia. Date queste premesse, facile prevedere come i bookmakers siano costetti a chiudere le puntate per eccesso di ribasso, e bastano le prime note dell’opener “Watch It Burn” a confermarcelo: tanta e tale è la scarica di adrenalina rilasciata che vi troverete in men che non si dica con pugno alzato / vena del collo gonfia o capelli ondeggianti / mani impegnate allo spasmo a in uno shredding selvaggio sulla vostra air guitar. E il bello è che, eccezion fatta per l’intermezzo semi-strumentale di “Eyes Of Black”, il resto della tracklist si mantiene sugli stessi livelli, posizionando il cruise control su una velocità di crociera da ritiro immediato della patente e regalandoci così quaranta minuti di swedish metalcore ad alto voltaggio. Aggiungiamoci un cover artwork come sempre azzecatissimo ed un utilizzo più massiccio, ma mai fine a sè stesso, delle clean vocals ad opera del bassista ed ecco servito l’ennesimo capolavoro targato Unearth. A dispetto del titolo, anche stavolta sono loro a portare la luce nell’oscurità della scena core, e parliamo di una lampada da 800 watt.