6.5
- Band: UNEARTH
- Durata: 00:40:42
- Disponibile dal: 23/08/2004
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Gli Unearth giungono al secondo full length album con questo “The Oncoming Storm” e lo fanno approdando addirittura alla Metal Blade, label che senz’altro permetterà loro di farsi conoscere maggiormente nel circuito metal europeo, ultimamente piuttosto affascinato dal loro tipo di proposta. La musica degli Unearth è infatti un metalcore ultima generazione, che oggi presenta anche parecchie influenze melodico-svedesi e che non molto si discosta da quello suonato dai ben più noti Killswitch Engage (Adam Dutkiewicz non a caso è il produttore del disco). Diciamo subito però che il difetto principale di “The Oncoming Storm” è la sin troppo marcata somiglianza con quanto fatto dagli autori del recente “The End Of Heartache”. Il quintetto statunitense per fortuna ci risparmia i ritornelli zuccherosi ad oltranza ma questo full length a tratti per il sottoscritto sa troppo di modaiolo e di già sentito: il tutto è certamente curato ma c’è da sottolineare che le precedenti release, pur un pelino più grezze, erano assai più genuine e convincenti… più aspre e personali nel loro essere in bilico tra metal e hardcore senza questi ingombranti e stra-abusati inserti maideniani. Alcuni dei pezzi poi, concentrati soprattutto nella parte centrale della tracklist, risultano poco ispirati e troppo simili nella struttura agli altri del lotto, facendo spesso calare la noia durante l’ascolto, mentre la maggior parte delle parti cadenzate si presentano sì aggressive ma anche monotone e stereotipate, poste sempre nello stesso punto in ogni song e incapaci di coinvolgere realmente. “The Great Dividers”, “Failure”, “Black Hearts Now Reign”, “Aries” e “Predetermined Skies” comunque, pur brillando poco o nulla sotto il profilo della personalità, si fanno segnalare come dei buoni pezzi e, se siete fra coloro che stravedono per gli ultimi In Flames e i succitati Killswitch Engage, certamente non farete fatica ad esaltarvi con essi. Tenendo conto della buona produzione e dell’interessante artwork alla fine si ha a che fare con un prodotto discreto… ma spontaneo come un sorriso di Berlusconi. In giro c’è di meglio…