UNEARTH – The Wretched, The Ruinous

Pubblicato il 01/05/2023 da
voto
7.5
  • Band: UNEARTH
  • Durata: 00:36:50
  • Disponibile dal: 05/05/2023
  • Etichetta:
  • Century Media Records

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Gli Unearth sono ormai da tempo uno dei massimi esponenti della corrente che, nei primi anni Duemila, ha popolarizzato e portato in auge un certo tipo di metalcore, contribuendo a traghettarlo da fenomeno di nicchia (se si pensa alla prima ondata degli anni Novanta) a movimento capace di attirare su di sé l’interesse di masse oceaniche anche al di fuori dei confini delle scene di partenza. Superato il quarto di secolo di attività, si può dire che gli Unearth abbiano raggiunto le loro massime vette espressive più o meno attorno alla metà della loro carriera, con un picco come “III: In the Eyes Of Fire” a fare da spartiacque fra esordi e completa affermazione del gruppo originario di Boston. Guardando alle loro ultime mosse, si può invece dire che “Extinction(s)” abbia rappresentato il punto più passo del recente percorso degli statunitensi, in particolare a causa di una uniformità stilistica eccessiva, di un songwriting inaspettatamente monocorde e di saltuarie e poco funzionali strizzate d’occhio al deathcore di oggi. A spazzare via questi ricordi arriva ora “The Wretched, The Ruinous”, un disco più tipicamente Unearth, con il quale la band, pur sperimentando qualcosa, torna ad affidarsi al suo ormai collaudato stile.
Sono successe un po’ di cose, nel frattempo: come dei Donnarumma qualsiasi, lo storico chitarrista Ken Susi e il batterista Nick Pierce hanno mollato per andare a farsi stipendiare presso la corte di Tim Lambesis degli As I Lay Dying; se il primo non è stato ancora ufficialmente sostituito, va invece segnalato che ai tamburi è rientrato il veterano Mike Justian, già batterista su “The Oncoming Storm” e il succitato “III”, ad affiancare il nucleo storico formato dal cantante Trevor Phipps e dal chitarrista solista e principale compositore Buz McGrath. Così, con una formazione per buona parte uguale a quella che ha inciso alcune delle migliori prove della discografia, arriva questo nuovo album dalle sonorità nuovamente agili e ‘riffate’, legate a doppio filo a quella formula a base di thrash, melodic death metal e hardcore che i fan del gruppo hanno ormai da tempo imparato a conoscere.
Se la precedente fatica puntava quasi sempre su cadenze stentoree, “The Wretched…” riporta dunque gli Unearth su coordinate maggiormente vivaci, con molti riff ‘svedesi’, galoppate thrash e nerbo groove metal a fare la cosiddetta parte del leone (con il puntuale contorno a base di breakdown). In sede di presentazione, band ed etichetta citano l’ottimo “Watchers of Rule” come principale punto di riferimento per lo stile espresso su questa nuova opera: delle affinità ci sono senz’altro, anche se il disco del 2014 resta su un livello superiore dal punto di vista dell’ispirazione e dell’espressività – del resto, si tratta probabilmente del lavoro migliore targato Unearth dopo “III”. In ogni caso, “The Wretched…” fa il suo nel riproporre con solidità ed efficacia molti del cari vecchi trademark della formazione americana, convincendo particolarmente all’altezza di brani come “Eradicator”, “Invictus” e “Theaters of War”, nei quali il quartetto non si fa mancare nulla, trasmettendo la concreta idea che questo sia un gruppo che, quando vuole, sa essere ancora magistrale nel rielaborare a proprio piacimento vari linguaggi musicali e di incanalarli all’interno della propria visione con coerenza e vigore. Tra queste trame familiari (su “Dawn of Militant” e “Broken Arrow” vi è persino un accenno alla formula più essenziale dei lontani esordi di “The Stings of Conscience”), segnaliamo quindi alcuni esperimenti in sede vocale da parte di Phipps, che in quest’occasione prova ad esprimersi su toni più aggressivi e gutturali in certi tratti, così come a escogitare degli insoliti cori che in un paio di episodi nascondono fra le loro pieghe più di una sorpresa. A conti fatti, con questo ottavo full-length gli Unearth si rivelano una volta di più una band onesta e coerente, capace in parte di rinnovarsi, ma anche e soprattutto brava nel tirare fuori qualcosa di piacevole dalle formule di sempre. Si percepisce insomma un messaggio di speranza, pur nell’apparente mestizia e disillusione che questa musica sembra suggerire.

TRACKLIST

  1. The Wretched; The Ruinous
  2. Cremation of the Living
  3. Eradicator
  4. Mother Betrayal
  5. Invictus
  6. Call of Existence
  7. Dawn of the Militant
  8. Aniara
  9. Into the Abyss
  10. Broken Arrow
  11. Theaters of War
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