6.5
- Band: UNEVEN STRUCTURE
- Durata: 00:58:19
- Disponibile dal: 21/04/2017
- Etichetta: Long Branch Records
- Distributore: Audioglobe
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L’album di debutto “Februus” dei francesi Uneven Structure, datato 2011, ci aveva ben impressionato abbracciando sonorità che in quei tempi iniziavano ad andare per la maggiore. Parliamo di un djent controllato, dall’ampio respiro melodico, con atmosfere malinconiche e plumbee. Nonostante sia passato qualche anno di distanza, dobbiamo dire che i Nostri non sono per nulla arrugginiti, forti anche dell’apporto del nuovo batterista Arnaud Verrier (Zuul FX e Kadinjae) e di uno dei tre chitarristi cambiato e quindi anche di un suono leggermente differente, evoluto sotto un certo punto di vista, ma un po’ statico sotto ad un altro. Gli Uneven Structure del 2017 sono attenti in maniera quasi maniacale alle atmosfere, a creare un suono fascinoso e morbido, mai eccessivamente aggressivo, se non in rarissimi casi. Come tipo di influenze diciamo che ci verrebbe da accostarli ai recenti Disperse e al loro sound soffuso e intellettuale, oppure alle tracce più ondeggianti di Textures, Periphery o Monuments. “La Partition” è un platter non propriamente facile da digerire, nonostante l’abbondanza di melodia, infatti, vi è latente una certa ridondanza e anche una ripetitività di fondo che, soprattutto nelle linee vocali, vanno a tarpare le ali. Nonostante le indubbie capacità tecniche, e i mezzi a disposizione (leggi: una produzione cristallina, professionale e degna di un grande gruppo), manca infatti quello slancio compositivo che proietti l’ascoltatore in una dimensione parallela. In fin dei conti le canzoni rimangono sempre più o meno statiche in questo limbo in cui ci si aspetta un chorus indimenticabile, oppure un passaggio strumentale particolarmente trascinante che elevi anche gli Uneven Structure, e invece rimane tutto sempre piuttosto statico e monocorde. Ciò non toglie che se siete amanti del genere in questione “La Partition” è comunque un lavoro molto professionale, ben suonato, ottimamente prodotto e che in fin dei conti merita l’ascolto.