8.0
- Band: UNEXPECT
- Durata: 00:59:52
- Disponibile dal: 08/10/2011
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Siete pronti? Pronti per davvero? Ad entrare per un’ora della vostra miserrima vita nell’Insonne Impero imbastito dai folli canadesi Unexpect? E a sorbirvi le loro schizzatissime Favole, che narrano fra gli altri di una Fenice Meccanizzata, di un Pendolo Smunto, di Sinfonie del Quanto e di inquietanti Vigilantes Arancioni? Perché, sapete…è un po’ come tuffarsi in uno stagno di marmellata fangosa e color dell’arcobaleno. Altamente ingannevole e…magari senza fondo. Ma, innanzitutto, partendo dall’inizio, voi ve li ricordate gli Unexpect? Elogiatissimi per il loro lavoro precedente – “In A Flesh Aquarium” del 2006 – esaltati da Mike Portnoy e portati in tour proprio dai Dream Theater, assieme agli Opeth e ai Bigelf, il combo di Montreal si era fatto ben conoscere anche qui da noi, non ultimo per l’approccio live particolarmente intenso, per la bellezza stratosferica della vocalist-ballerina Leilindel e per il mostro a nove-corde suonato dal bassista Chaoth. Bene, ce li avete in mente ora: gli Unexpect sono tornati, sappiatelo. “Fables Of The Sleepless Empire” riparte da dove si era fermato “In A Flesh Aquarium”, ovvero dalla miscela assurdamente all’avanguardia che la band va via via plasmando e perfezionando, in un crescendo di maturità e consapevolezza dei propri, elaboratissimi, mezzi. I brani presentano delle strutture caotiche e degli arrangiamenti esondanti ma, nonostante la percezione della forma-canzone vada completamente a strafottio in un picosecondo, si riesce comunque a destreggiare le proprie cellule neuronali nel labirinto di informazioni riversateci addosso. Violini che si mischiano ai riff; keys e pianoforte che spuntano all’improvviso; un basso che, con nove corde e col supporto di una batteria ad arto libero, arriva dove pochi altri riuscirebbero ad arrivare; passaggi che da black metal diventano progressive jazz, per poi vorticarsi in discese ipersoniche e stranianti; imboscate di follia elettronica che illuminano l’ignoto; voci che disorientano e affascinano, tra filastrocche bislacche, ruggiti famelici e grida cacofoniche. In questa gloriosa raccolta di Fiabe, inoltre, gli Unexpect indovinano il trucchetto di sparare le granate più potenti nella prima parte del disco, dove veramente ci si eleva a livelli himalayani per intensità, complessità e strabilianza; nella seconda parte del platter, invece, Syriak e compari si rendono conto di poter risultare troppo ostici da sorbire e dunque si premurano di accorciare i minutaggi e di variare un po’ l’antifona, ad esempio con la magica e toccante “In The Mind Of The Last Whale”, coacervo di suoni, voci e distorsioni che trasmettono realmente ciò che prospetta il titolo del brano. E insomma, avete capito: la confusione finemente organizzata è ancora l’arma che rende l’avantgarde metal un genere affascinante, certamente sopra la media di molti altri sottogeneri metallici e, proprio per questo, difficilmente compreso dalle masse. A noi gli Unexpect piacciono veramente tantissimo. E se non convenite, be’…son cavolacci vostri. Manipolatori del Caos Estremo.