6.0
- Band: UNHOLY GHOST
- Durata: 00:39:12
- Disponibile dal: 10/07/2004
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Self
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Nati nel febbraio dello scorso anno, ecco arrivare al debutto discografico per la Century Media la nuova band dell’ex batterista dei Diabolic Lee “Aantar” Coates, gli Unholy Ghost, con il buon “Torrential Reign”. Ad aiutare il già citato drummer sono venuti in aiuto due attuali membri dei Diabolic, precisamente Paul Oulette alla voce e al basso e Jerry Mortellaro alla chitarra, e l’attuale chitarrista dei Pessimist, Kelly McLauchlin.
“Torrential Reign” si presenta con una stupenda e molto inquietante copertina raffigurante una non precisata casa con tanto di cimitero nel giardino, invasa da un mare di fantasmi che fondono tra loro ricoprendo completamente tutto il terreno circostante! I quattro floridiani ci propongono un death/black molto tirato e ben distribuito durante tutta la durata del disco: le prime due tracce “The Calling Of Sin” e “Soul Disment” sono prettamente black e non mancheranno di fare un vero massacro dal vivo; con “Eyes Of Lost” si alza un po’ il piede dall’acceleratore e il pezzo non brilla certo per qualità compositiva, assieme a “Cross Contamination” e “Under Existence”, le song meno ispirate all’interno del lavoro: in questi tre pezzi (i tre più lenti dove il death/black è pari quasi a zero) si nota che quando gli Unholy Ghost rallentano il passo la qualità dei pezzi cala notevolmente. Con “Decimated”, “Denunciation ‘The Cursed’ ” e “Torn Apart” (purtroppo niente a che vedere con quel capolavoro dei mai dimenticati Carnage) i floridiani dimostrano di essere notevolmente influenzati dal metal della loro città, e infatti il death/brutal di questi pezzi è di stampo assolutamente americano, anche se “Torn Apart” ha nella sua parte centrale una stupenda sfuriata black d’altri tempi. L’ultima song, che dà il titolo all’album, “Torrential Reign” appunto, è un buon pezzo death dai ritmi molto cadenzati ma non per questo noiosi, come le altre tre tracce sopra citate. In definitiva ci troviamo davanti ad un album molto vario che farà comunque la gioia degli accaniti fan di musica estrema. L’unica piccola “critica” che chi scrive sente di fare è che gli Unholy Ghost dovrebbero decidere quale strada intraprendere nella stesura dei pezzi – cioè se quella death o quella black – perché, a volte, si rimane abbastanza confusi nell’ascoltare tracce prevalentemente di death floridiano PURO seguite da tiratissimi pezzi black…