7.0
- Band: UNISONIC
- Durata: 00:47:32
- Disponibile dal: 04/04/2012
- Etichetta:
- earMusic
- Distributore: Edel
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A piccoli passi, Michael Kiske sta tornando verso quell’heavy metal che lo lanciò al successo nel lontano ’87 ,quando non era ancora maggiorenne. Il singer tedesco ha provato a inventarsi una carriera solista con un paio di progetti omonimi e i discutibili Supared, ma, al di là di una manciata di tracce di alto livello, la sua incredibile voce non è stata sufficiente a sopperire alle carenze di un songwriting balbettante. Ci è voluto Tobias Sammet con i suoi Avantasia prima, e Dennis Ward con i Place Vendome poi, a rilanciare in alto il nome Kiske. Dopo l’acclamata parentesi in tour con il compagno di avventure Kai Hansen, ecco dunque arrivare il gruppo che dovrebbe finalmente riportare Kiske in pianta stabile nell’olimpo del metal melodico: gli Unisonic. A completare la formazione non potevano che esserci Dannis Ward al basso, Kosta Zafiriou alla batteria (già insieme con i Place Vendome), oltre al secondo chitarrista Mandy Meyer, esperti mestieranti utili sia dal punto di vista compositivo che sotto l’aspetto della produzione. In realtà, chi si aspettava dagli Unisonic rimandi alle sonorità dei mitici “Keeper Of The Seven Keys” rimarrà ampiamente deluso, in quanto il quintetto teutonico sceglie la via del compromesso, alternando le sonorità hard rock eleganti dei Place Vendome al metal melodico e zuccheroso vicino a certi Helloween e Gamma Ray, con l’eccezione di un episodio di vocazione più moderna (“Renegade”) ed una ballata per tutti i gusti (“No One Ever Sees Me”). Il risultato è quello di un disco che pare assemblato senza grande compattezza, caratterizzato da una buona produzione, che privilegia il sound delle chitarre agli inserti di tastiere, e da un songwriting positivamente continuo, con picchi di brillantezza nelle ottime “Souls Alive”, “I’ve Tried” e “Star Rider”. Il coinvolgimento ci accompagna fino alla fine grazie alle divertenti melodie di “Never Change Me”, “Never Too Late” e “We Rise”, ed è impossibile non esaltarsi almeno un po’ ascoltando l’incredibile prova vocale di Kiske, per chi è cresciuto a pane e “Keeper…”. Il singer nato ad Amburgo, in realtà, è il vero mattatore di questo debutto firmato Unisonic, grazie alla sua inconfondibile voce, oggi più matura, ma qui spesso e volentieri incentrata su quelle tonalità acute che l’hanno reso celebre in tutto il pianeta. Al momento non resta che applaudire “Unisonic” come disco piacevole e di buon livello, in attesa di godersi lo spettacolo dal vivo e di poter contare su una band più coesa, affiatata e capace di andare in una direzione univoca in futuro.