6.5
- Band: UNLEASH THE ARCHERS
- Durata: 00:55:00
- Disponibile dal: 26/06/2015
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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“Time Stands Still” è il titolo del terzo full-length degli Unleash The Archers, band canadese dal moniker certamente originale, che finora è riuscita a farsi un certo seguito nel Nord America e adesso tenta di conquistare maggiori consensi anche in Europa, grazie al supporto della propria etichetta. Lo stile della band, d’altronde, è chiaramente ispirato al classico power europeo (principalmente, Helloween delle origini e del periodo con Kiske) benchè si possa ravvisare pure qualche influenza dello speed/thrash americano. La peculiarità degli Unleash The Archers, peraltro, è sempre stata quella di avvalersi di una voce femminile, quella di Brittney Slayes, autrice di performance sempre energiche e vigorose, accompagnata però spesso da seconde voci con cantato estremo e persino da brevi e rapide incursioni nel thrash/death. In linea di massima, fatte salve queste ultime osservazioni, “Time Stands Still” è tuttavia, almeno nelle sue prime tracce, quanto di più scontato si possa immaginare, a partire dall’immancabile, inutile, intro strumentale, per proseguire con brani che sanno troppo di già sentito e con la Slayes quasi irritante nel suo voler emulare a tutti i costi vocalità già ampiamente collaudate appunto dai vari Kai Hansen o Micheal Kiske. Dopo aver rassicurato l’ascoltatore su quelle che sono le proprie influenze e il proprio background, nella seconda parte del disco sembra però accendersi qualcosa nel songwriting degli Unleash The Archers. In particolare, “Crypt” è davvero un brano geniale, che rappresenta peraltro una sorta di crossover tra generi diversi, ma anche con le tracce successive (a parte la scialba “Going Down Fighting”), soprattutto la trascinante “No More Heroes” e “Dreamcrusher”, brano che addirittura supera i nove minuti di durata, la band dimostra di aver buone idee e maggiore personalità. Insomma, se il livello qualitativo del disco si fosse mantenuto su questi standard, sicuramente parleremmo adesso di un album di grande spessore. Stando invece così le cose, riteniamo che, per il momento, gli Unleash the Archers si possano comunque accontentare di conquistare qualche fan in più in Europa, dovendo rimandare invece la possibilità di vedersi riconosciuta una loro vera e propria consacrazione anche nel Vecchio Continente.