7.0
- Band: UNMERCIFUL
- Durata: 00:38:24
- Disponibile dal: 24/04/2020
- Etichetta:
- Willowtip Records
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Un gruppo come gli Unmerciful o si ama o si odia. E non potrebbe essere altrimenti, visti lo spirito e l’approccio con cui ormai da vent’anni il quintetto di Topeka si cimenta nella materia death metal. Ascoltando in ordine cronologico i suoi dischi, dal famigerato esordio “Unmercifully Beaten” al più recente “Ravenous Impulse”, arrivando giocoforza a questo “Wrath Encompassed”, le conclusioni a cui è possibile giungere sono sempre le stesse, nell’ottica di un percorso musicale che ha fatto dell’ostinazione, dell’oltranzismo e della cosiddetta filosofia del ‘tritatutto’ i propri assi di rotazione.
Una tempesta addensatasi sopra le nostre teste per ucciderci, un uragano di chitarre lanciate alla velocità della luce e blast-beat parossistici che non conosce il significato del termine resa, i cui venti assassini radono al suolo un paesaggio già messo a dura prova dalle imprese dei Cannibal Corpse dell’era Fisher, degli Hate Eternal dei primi tre album e – soprattutto – degli Origin, realtà che proprio i qui presenti Clint Appellhanz e Jeremy Turner fondarono insieme all’amico Paul Ryan.
La morale è che siamo nel 2020, ma potremmo tranquillamente essere nel 2006, tanto si presenta fedele alla linea il contenuto di questi nove brani, cionondimeno i motivi di interesse non mancano affatto. D’altronde, l’esperienza dei nomi chiamati in causa, la meticolosità dei loro intrecci e la violenza disumana che puntualmente ne scaturisce, non esitano neanche un secondo a manifestarsi, con una “The Incineration” che, fin dal titolo, accende la miccia di una tracklist esplosiva, inarrivabile per ferocia e intensità.
Pressoché bandite le melodie, confinati in un angolo i rallentamenti, “Wrath Encompassed” celebra il proprio strapotere e la propria identità attraverso una frenesia che lascia sovente di stucco, accumulando a ritmi implacabili quelli che non esitiamo a definire i riff più memorabili della carriera della band, come dimostrato dalle ottimamente strutturate “Blazing Hatred”, “Predator to Prey” e “The Stench of Fear”, episodi che portano la matrice US death metal su vette davvero ragguardevoli.
Ancora una volta, quindi, gli Unmerciful non scendono a compromessi: il loro stile potrà avere qualche limite, risultando anzi indigesto a chi in questo genere cerca comunque un minimo di respiro, ma la sincerità del loro songwriting non si discute. Starà al pubblico e al gradimento soggettivo rigettarlo o accoglierlo a braccia aperte.