7.0
- Band: UNREST
- Durata: 00:43:16
- Disponibile dal: 10/12/2006
- Etichetta: Massacre Records
- Distributore: Audioglobe
Torna finalmente all’attacco il combo teutonico capitanato dal grintosissimo singer Sonke Lau, assente dalle scene da ben cinque anni, dato che l’ultima prova risale al 2001, a nome di “Bloody Vodoo Night”. Per chi non conoscesse gli Unrest, chi ne parla li considera uno dei migliori gruppi sfornati dalla scena heavy metal tedesca, che si posizionano a qualche distanza dagli Accept e solo un gradino sotto prime mover come Running Wild e Grave Digger; tutto questo grazie alla composizione di due album assolutamente fantastici che non dovrebbero mancare nella collezione del perfetto heavy metal maniac, ovverossia “By The Light Of The Moon” e “Watch Out” (risalenti relativamente al ’95 ed al ’97). Metallo duro, roccioso ed abrasivo, dunque, per la band teutonica che, nondimeno, rispetto agli album sopra citati ha un poco smussato gli angoli: e se nell’aggressiva opener “Go To Hell” si sente aria di vecchi tempi e ci si collega al sound dell’heavy metal transalpino di Killers e Adx, dal successivo anthem che risponde al nome di “Bang Your Head” la band aumenta le melodie (anche Sonke sembra incidere meno dietro al microfono), nondimeno questo non va a discapito della metallicità ruspante espressa dalle chitarre di Klaus Wiechert e di Marco Liedtke. Citiamo, in proposito, le ottime “We Will Rock” e “Breaking The Chains”, anche se tutto l’album si staglia su buone coordinate qualitative (nonostante, certo, non si sia ai livelli eccelsi degli album citati precedentemente); episodio a parte degno di menzione è poi la conclusiva “Burning Desire”, delicata ballad dai sapori silk’n’steel, che ci mostra il lato più sentimentale e romantico dei cinque componenti della band. Niente più che buono e sano heavy metal d’annata, dunque, per gli Unrest, che catalizzano di nuovo le attenzioni risorgendo dal dimenticatoio dopo vari anni con un buon album che – lo ripetiamo – se non regge appieno il confronto con la produzione storica della band, è nondimeno la riprova che un certo tipo di musica è ancora duro a morire, e, in barba ai detrattori, in grado di reggersi ottimamente sulle proprie gambe, anche senza produrre niente di nuovo. Bentornati!