7.0
- Band: URAL
- Durata: 00:38:30
- Disponibile dal: 10/10/23
- Etichetta:
- Xtreem Music
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Tornano prepotenti i lupi piemontesi Ural e, con il qui presente “Psychoverse”, piazzano il terzo tassello discografico della loro carriera. Thrash metal vecchia maniera e crossover: questa la formula adottata dalla band torinese che, nel nuovo full-length, trova maggior autorevolezza e struttura.
Otto pezzi (includiamo pure l’outro “66.6 F.M.”) sorretti da un vortice sonoro composto da Voivod, Anthrax ed, ovviamente, dalle band facenti parte la sempiterna Bay Area (con un orecchio di riguardo ai primi Heathen) in grado di dare nuovamente lustro ad un genere spesso tacciato di staticità e poco rinnovamento. Guidati dalla voce pulita, alla John Bush, di Andrea Calviello, il quintetto tricolore non si riduce ad una semplice operazione di macinatura di riff anzi, parallelamente ai continui cambi di ritmo, il lavoro alle sei corde di Luca Caci ed Alex Gervasoni evidenzia la spiccata ricerca verso un arrangiamento più vario ed articolato. Queste intenzioni trovano la propria realizzazione in pezzi come “Blood Red Sand” e “Fall Of The One World”, lasciando invece a “Heritage” e “Nightmare” il ruolo di brani più spediti, seppur anch’essi arricchiti da una dose massiccia di varianti ritmiche.
Se invece vogliamo andare a scovare una testimonianza della passione viscerale della band nei confronti del thrash metal borchiato old-school, il punto da cui partire è “Uncanny Valley”, un autentico tuffo negli anni ’80 dove il rimbalzo tra riff repentini e sferzate corali pervadono l’intero pezzo il quale, ne siamo certi, troverà spazio nei prossimi live del gruppo. Discorso medesimo per “Carousel Of Hell”, decisamente più diretta e grezza rispetto alla precedenti: una perfetta chiusura di battenti prima di assestarsi sulle frequenze infernali del canale “66.6 F.M.” e lasciarsi abbandonare ad un lungo stacco acustico, con un arpeggio desolante che va a fare da contraltare al ringhio iniziale di “Drag Me To The Wolves”, continuazione basilare in musica della aggressiva e spaziale cover.
Dedicato a tutti gli amanti del genere, “Psychoverse” ci mostra una band abile e creativa; l’invito ad unirsi al branco piemontese è spassionatamente consigliato.