9.0
- Band: URIAH HEEP
- Durata: 00:39:40
- Disponibile dal: 19/05/1972
- Etichetta:
- Bronze
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Negli anni Settanta, periodo in cui il rock duro era dominato da band quali Deep Purple, Rainbow, Jethro Tull e Led Zeppelin, gli Uriah Heep sono stati spesso etichettati come i ‘fratelli minori’, quelli che, pur avendo potenzialità, non riuscivano ad ergersi allo stesso livello delle stelle più luminose del firmamento musicale. Ai loro esordi furono persino stroncati da riviste prestigiose del calibro di Rolling Stone, i cui giornalisti dimostrarono di non avere per niente quello che, in gergo volgare, viene definito ‘occhio lungo’. Eppure la band di Mick Box si è sempre dimostrata molto prolifica ed ispirata, pubblicando ben cinque album dal 1970 al 1972. “Demons and Wizards” è il disco in studio numero quattro della formazione inglese, quello probabilmente più distintivo e riconoscibile ancora oggi, giustamente osannato come un vero capolavoro nonostante in madrepatria ottenne un misero ventesimo posto nelle classifiche nazionali.
Ciononostante, proviamo soltanto a pensare all’opener “The Wizard”: una ballad stratosferica introdotta da un giro di chitarra acustica entrato nella Storia, che chi scrive trova importante e riconoscibile almeno quanto gli accordi iniziali di una “Wish You Were Here”, tanto per fare un esempio. In questo brano Mick Box, Ken Hensley e David Byron hanno compiuto il miracolo grazie alle atmosfere fantasy e suggestive che sono riusciti a creare con dei semplici riff di chitarra ed una voce a dir poco sognante ed evocativa. L’hard rock della successiva “Traveller In Time” è entrato di diritto negli annali della musica, grazie al suo appeal melodico ed alla grande prova strumentale degli Uriah Heep al completo. Qui il compianto Lee Kerslake dietro le pelli sfoggia tutta la sua classe sopraffina, stessa cosa dicasi per il bassista Gary Thain, all’epoca ultimo arrivato nella band (Mark Clarke comparirà comunque su tre pezzi del disco). Si prosegue con “Easy Livin’”, uno dei brani più conosciuti della formazione inglese, incalzante grazie ai riff di Mick Box e ad una performance vocale inarrivabile da parte di David Byron. Hard rock da manuale, una delle canzoni più importanti per definire il genere in quegli anni. Il disco si tinge di colori più oscuri con “Rainbow Demon”, dove gli Heep rallentano velocità di marcia per offrire atmosfere vagamente sabbathiane, pur mantenendo intatto il loro marchio di fabbrica.
“Demons and Wizards” è insomma un disco completo dalla prima all’ultima nota; rock, rock duro e progressive convivono e vanno a braccetto per creare atmosfere surreali, fiabesche e – oseremmo dire – mistiche. L’acustica “Paradise” ed il rock psichedelico di “The Spell” chiudono un disco che consacra Ken Hensley e compagni, catapultandoli direttamente nell’Olimpo degli Dèi della musica. A quasi cinquant’anni dalla sua uscita, questo lavoro non ha perso un colpo, ad ogni ascolto non solo non stanca, ma piace sempre di più. Gli Uriah Heep sforneranno altri dischi di ottima fattura, ma per quanto ci riguarda stiamo parlando dell’apice, di quel colpo di genio che ha permesso agli inglesi di sforare la perfezione (a partire dalla copertina di Roger Dean).