7.0
- Band: BENT SEA, USURPRESS
- Durata: 00:24:21
- Disponibile dal: 15/12/2013
- Etichetta:
- Selfmadegod Records
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Dopo l’ultima non esaltante prova, “Trenches Of The Netherworld”, gli Usurpress di Daniel Ekeroth tornano a farsi sentire per mezzo delle tre tracce contenute in questo split: considerando che la prima non è altro che un’intro, vi sarà comprensibile come non ci sia molto da raccontare oltre la discussione dei due singoli pezzi. Il primo, “A Tidal Wave Of Fire”, è una canzone lunga e strutturata che alterna impressioni doom a qualche uptempo, suonando impastata come tradizione svedese comanda per poi distillarsi in una parte salmodiata, suggestiva e gotica, che potrete udire nella seconda metà del brano; il secondo, “City Of The Nomads”, è più conciso e suona svedese al 100%, per le sue strutture asciutte e la sua attitudine punk. Per quanto non si tratti di roba prioritariamente cestinabile, è vero che queste due composizioni suonano molto convenzionali e poca è la presa che riescono a fare: probabilmente si tratta di qualche outtake rimessa a nuovo, perché francamente non ci troviamo molto di significativo. Veniamo adesso alla sezione dello split capace di destare l’interesse maggiore, ovvero i pezzi targati Bent Sea. Si tratta di una band senza alcun LP all’attivo (solo un EP e un altro split coi Torture Division), ma sicuramente capace di suscitare curiosità, visto che tra i suoi membri troviamo Dirk Verbeuren (Soilwork, tra gli altri, ed ex Aborted), Sven de Caluwé (Aborted) e Shane Embury (non pensiamo sia necessario presentarlo). La musica di questi pezzi grossi della scena estrema europea parla di un grind ritmicamente efferato, diretto e tagliente, rumoroso al punto giusto anche grazie a dei suoni moderni e potenti che ispessiscono l’esperienza d’ascolto: indiscutibilmente buona è, inoltre, la prova di tutti i musicisti, da Sven de Caluwé, che mostra di trovarsi a suo agio in un contesto abbastanza diverso dalla band madre, a Shane Embury che si fa riconoscere a colpi di terrorismo sonoro, mentre Dirk Verbeuren gestisce tutta la parte percussiva montandovi sopra riffoni quadrati e possenti. Le canzoni sono dirette nella struttura quanto nell’espressività, ma evidenziano una certa cura del songwriting variandone le soluzioni compositive con l’introduzione di parti rallentate, le quali paiono ispirate dalle suggestioni industriali esaminate nei dischi dei Napalm Death dell’ultimo decennio, per un’impressione generale di potenza senza limiti. Non vi indichiamo un pezzo in particolare perché troviamo che tutti siano significativi al punto da volerli sentire e risentire: considerandone poi la concisione, non vi farà certo fatica. A conti fatti potete tranquillamente intenderla così: la parte degli Usurpress è il “dazio” da pagare per arrivare alle piccole gemme confezionate dai Bent Sea, causa principale della valutazione data a questo split lavoro.