7.5
- Band: VACUOUS
- Durata: 00:32:18
- Disponibile dal: 14/10/2022
- Etichetta:
- Dark Descent
- Me Saco Un Ojo Records
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I londinesi Vacuous sono uno dei numerosi gruppi che ultimamente spuntano come funghi nell’underground death metal, prendendo le mosse da quella ondata di band che negli ultimi anni ha rivitalizzato e popolarizzato il revival old school. Il panorama è ormai saturo di formazioni dedite a questi suoni, ma qua e là è ancora possibile imbattersi in realtà che sanno distinguersi per verve e per una certa personalità, tanto da riuscire a guadagnare la fiducia anche degli ascoltatori più esigenti e integerrimi.
La band inglese, oggi all’appuntamento con l’album di debutto dopo un interessante EP, “Katabasis”, pubblicato un paio di anni fa, si presenta con un death metal nevrotico e muscolare che alla fine, perlomeno a tratti, sa risultare molto più intrigante di altri. Il quintetto mostra una certa attitudine all’elusione, a soppesare con meticolosità ogni suono e ogni passaggio, a incrociare influenze e varie scuole, pur restando sempre sotto l’ombrello di un’atmosfera torva e minacciosa. A livello di estetica e di immaginario, “Dreams of Dysphoria” inizialmente sembra strizzare l’occhio soprattutto agli Spectral Voice e ai Krypts, ma con il passare degli ascolti emergono altri richiami, oltre, soprattutto, alla suddetta tendenza a deviare, cambiare direzione e mescolare le carte. L’opener “Devotion”, ad esempio, colpisce subito partendo con un avvolgente arpeggio, per poi spiazzare ancora nel finale grazie ad un’apertura melodica molto ispirata (soluzione che verrà poi adottata anche nella title-track). Questo gioco di rimandi e conseguenti cambi di registro ricorda un po’ l’attitudine dei Mortuous, anche se il suono qui è generalmente più cupo. Da questa fusione di cenni alla vera vecchia scuola e di old school death metal contemporaneo, ne esce un lavoro piuttosto ricco di elementi, ma al contempo essenziale – sei sette per una mezz’ora abbondante – costruito con grande attenzione ai dettagli e alle dinamiche. Anche una produzione ruvida ma ben attenta a dare spazio a ogni interprete contribuisce a guidarci in questo percorso luttuoso, a comporre un quadro uniforme, ma nel quale le sfumature dei contenuti sono sottolineate da una musicalità duttile ed evocativa.
Di accostamenti potremmo farne altri, magari impegnativi e anche apparentemente distanti tra loro, ma ciò che è importante è la resa complessiva di un disco che, sulle ali di un lavoro di chitarra competente e ingegnoso, sa trasmettere una sua carica emotiva, finendo per colpire ben più del previsto. In attesa di ulteriori passi in avanti nella ricerca di uno stile del tutto proprio, “Dreams…” è un’immersione in acque torbide che consigliamo di provare a tutti coloro che stravedono per questo sempre più affermato filone death metal.