6.5
- Band: VADER
- Durata: 00:33:02
- Disponibile dal: 04/11/2016
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Impossibile chiedere qualcosa di nuovo ad un gruppo come i Vader. Da sempre sinonimo di genuinità e passione, nel corso della loro pluri-trentennale carriera i Nostri non hanno mai voluto mescolare troppo le carte in tavola, rimanendo fedeli allo stile codificato ai tempi dei leggendari “The Ultimate Incantation” e “De Profundis”. Semmai, di volta in volta si è potuta riscontrare l’accentuazione di un determinato carattere sonoro, fondamentale per differenziare quel tanto che basta le varie uscite e rendere un po’ meno prevedibili le mosse dell’incorruttibile Peter Wiwczarek: melodia in “The Beast”, groove in “Impressions in Blood”, atmosfera nel recente “Tibi et Igni”… fino a giungere a questo “The Empire” e al suo spiccato afflato death/thrash, in cui linearità e strutture asciutte salgono in cattedra. Come facilmente intuibile dai titoli e dalla copertina, parliamo di un disco dall’indole schietta e brutale, prodotto ottimamente e con almeno tre/quattro episodi che siamo certi infiammeranno l’animo dei fan nel pit, ma che, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, non riesce a convincere tanto quanto i suoi diretti predecessori (il notevole “Welcome to the Morbid Reich” e il suddetto “Tibi…”). Se il finale di tracklist centra infatti l’obiettivo con le sue strutture velenose ed incalzanti, sorrette da un guitar work ispirato e da una sezione ritmica in assetto carro armato (“Genocidius”, “The Army-Geddon”, “Parabellum”), lo stesso non si può dire di alcuni brani concentrati nella prima parte, con sfuriate in salsa slayeriana piuttosto insapori e riff riciclati senza remora dal passato, come se in sede di songwriting Wiwczarek avesse deciso di risparmiare del tempo. Con ciò, lungi da noi sminuire l’etica lavorativa del quartetto polacco, che nella sua serratissima routine ‘album-tour-album’ è un esempio di caparbietà pressoché invidiabile; semplicemente, dopo undici full-length e una vita intera dedicata al metallo della morte più tradizionale, riteniamo che un calo di questo tipo sia naturale e fisiologico. I veri scivoloni sono altri.