7.0
- Band: VAHRZAW
- Durata: 00:40:06
- Disponibile dal: 27/01/2023
- Etichetta:
- Bitter Loss Records
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È passato solamente poco più di un anno da quando restammo incuriositi ascoltando “The Trembling Voices of Conquered Men”, allora ultima fatica dei Vahrzaw, opera dalle atmosfere stranianti, frutto di un death-black metal spigoloso e a tratti visionario, con chitarre marziali e sincopate a sorreggere sfuggenti armonie e qualche lieve dissonanza tipica del mondo extreme metal contemporaneo. In questo breve lasso di tempo è tuttavia cambiato tutto per il gruppo australiano: il passaggio dalla Transcending Obscurity Records alla connazionale Bitter Loss Records segna una netta mutazione stilistica per il trio, il quale si presenta con un disco che è a tutti gli effetti un omaggio al black metal scandinavo dei primi anni Novanta. Massicci ascolti di primi Darkthrone, Gorgoroth, Satyricon e Carpathian Forest sono stati metabolizzati con efficacia dalla band, che in questo sguardo al passato ha evidentemente cercato di puntare alla creazione di episodi che potessero ricollegarsi in tutto e per tutto alle origini di quel particolare filone, dando vita a una gelida epicità nella quale trovano sintesi influenze ben specifiche.
A quanto pare, i Vahrzaw erano ansiosi di nuove avventure, lontane dal tecnicismo e dal continuo dialogo tra death e black metal espresso sul precedente lavoro: “In The Shallows Of A Starlit Lake” si tiene a debita distanza da qualsiasi velleità sperimentale per dirigersi nella Norvegia di trent’anni fa, offrendo sonorità e una produzione che si rifanno senza alcun timore ai cosiddetti tempi d’oro del ‘true Norwegian black metal’.
A questo punto, potremmo rimproverare alla band di non avere minimamente provato a rielaborare la proposta con un tocco personale, cercando di dare a questo black metal classicissimo un nuovo volto, nuovi colori, una veste diversa; tuttavia, ascoltando bene l’album, non si può dire che gli australiani abbiano fatto un cattivo lavoro in questa inaspettata operazione-tributo. Il songwriting si rivela infatti assai competente, con brani sfaccettati, ricchi di cambi di registro, nei quali i musicisti dimostrano una indubbia verve interpretativa. Certo, niente di tutto ciò potrà mai arrivare sullo stesso piano di uno “The Shadowthrone” o di un “Through Chasm, Caves and Titan Woods” per impatto e personalità, ma questo attingere a modelli pregressi da parte dei Vahrzaw non si annacqua mai del tutto in un didascalico citazionismo, palesando anzi una vaga freschezza e imprevedibilità nella gestione dei vari elementi.
Insomma, sospinto da tracce come la title-track o “Pale Lechery”, “In The Shallows Of A Starlit Lake” è un disco che alla fine si lascia ascoltare volentieri, se si hanno a cuore le origini dello storico movimento norvegese. Ci si aspettava tutt’altra musica dal gruppo australiano, ma resta il fatto che quanto offerto in questa sede non sia affatto di cattiva fattura.