6.0
- Band: VALGRIND
- Durata: 00:57:30
- Disponibile dal: 25/05/2012
- Etichetta:
- Godeater Records
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I Valgrind, gruppo death metal originario di Bologna (e dintorni), quest’anno ne compiono venti esatti di attività ed hanno alle spalle una discreta serie di pubblicazioni più o meno “ufficiose” (demo ed EP), tuttavia sono ancora praticamente “vergini” dal punto di vista della lunga distanza, avendo esordito a metà dello scorso anno con “Morning Will Come No More”. Per apprezzare quest’album dovete, di fatto, essere dei fanatici del death metal, particolarmente di quello che non reputa necessari fronzoli e originalità: un commento del genere potrebbe apparire negativo, ma è in realtà una sintesi (piuttosto bruta, lo ammettiamo) della musica proposta nel loro album, principalmente volta ad un “recupero contenutistico” strettamente filologico, il cui carattere portante consiste nella sintesi, abbastanza convincente, delle vecchie scuole floridiana ed europea. Death metal che sa di classico a chilometri di distanza, dunque, ricco di bei riff dinamici (da tener d’occhio la cavalcata in “Codex Armageddon” e il tributo ai Morbid Angel nella prima delle “Rebirth”), sostenuto da ritmiche prevalentemente incalzanti (anche se canzoni come “When Mortal Skin Ends To Be” mostrano decisi rallentamenti) e caratterizzato da pezzi piuttosto lineari, di lunghezza più elevata della media del genere, che si prestano ad una doppia interpretazione: se da un lato i criteri esposti garantiscono un certo qual clima epico, dall’altro si ravvisa un fondo di prolissità, tale da limitare la tensione nell’ascolto. Il risultato è discreto dal punto di vista formale, ma in nostra opinione non brilla per espressione di personalità, poiché troviamo che le composizioni in gran parte si assomiglino: la formula compositiva adottata, pur debitamente efficace, non viene infatti variata molto spesso, contribuendo ulteriormente all’allentamento della tensione accennato prima. Siamo comunque convinti che questo gruppo il meglio debba (ovviamente) ancora darlo: gli ultimi due pezzi di “Morning Will Come No More” illustrano una decisa sterzata nella formula compositiva, mostrando atmosfere meglio sviluppate e qualche passaggio che ci pare mutuato dalle branche più classiche dell’heavy metal: di certo questo fornisce all’ascolto spunti più freschi e caratterizza meglio il gruppo nei confronti della moltitudine. Non sappiamo se i passi futuri della band saranno diretti in tal senso, tuttavia ciò potrebbe rappresentare una svolta interessante.