9.0
- Band: VALIANCE
- Durata:
- Disponibile dal: 11/03/2003
- Etichetta:
- Black Lotus Records
- Distributore: Audioglobe
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Sono poche le band di cui conosco la carriera profondamente come i Valiance, bandnapoletana nata poco più di 9 anni fa con il monicker (astruso quanto originale)”Tixotropia”. A metà degli anni Novanta (il power incominciava a prendere semprepiù piede dopo che per un decennio era stato l’heavy ad andare per la maggiore)esordiscono con un demo, “Killing The Pigs Killer”, che è tutt’ora uno deimigliori che abbia mai sentito (sopratutto per il fatto di costituire un’operaprima): il genere era in larga parte power-prog con influenze speed-thrash. Colpassare degli anni e l’accumularsi delle esperienze le sonorità sono diventate piùcomplesse e studiate e, dopo l’uscita del secondo demo “Time Enchanter”, la bandfirmò un contratto per 3 album con la label greca Black Lotus Records. Nel 2000venne edita la prima release, “The Unglorious Conspiracy”, un album che,nonostante presentasse pezzi di ottima fattura, fu penalizzato in larga partedalla cattiva produzione, cosa di notevole rilevanza visto che, in un genere comeil loro, la pulizia del suono è un fattore molto importante. Così, dopo talecattiva esperienza, il combo napoletano decise di rivolgersi agli “Zapping SoundStudios” di Salvatore Salierno (Heimdall) in quel di Nocera Inferiore (SA), chegià aveva rimissato il master del precedente album cercando di migliorarne laproduzione non certo eccellente. Il risultato è questo nuovo”Wayfaring”…bellissimo! Ha dell’incredibile il modo in cui queste 9 traccescorrano veloci nel lettore CD, senza un attimo di tregua né una pausa noiosa. Holetto che da più parti qualcuno li definisce ‘Blind Guardian-like’, ma se qualcheinfluenza della band tedesca in effetti è tradita da alcuni brani (alcunesomiglianze delle linee di cantato e sopratutto i cori), di certo non possiamodire di trovarci di fronte ad una ennesima band clone; anzi, se c’è un punto diforza di questo album, di sicuro esso risiede nell’originalità del songwriting,dalle ballad alle song iperveloci. Citare solo alcune canzoni sarebbeun’ingiustizia nei confronti delle altre, tutte davvero valide, ben scritte einterpretate; l’aspetto che più mi ha affascinato di alcune di esse sono le partilente e quelle veloci amalgamate senza alcuna forzatura, sempre con un feelingmolto pregnante. I due chitarristi, Mario Esposito e Marco De Angelis, dimostrano,come loro solito, di intendersi alla perfezione con ottimi intrecci sui tappeti dibasso e batteria di Gian Paolo Costantini e Alessandro Romano. Una nota di meritova anche al vocalist Carmine Gottardo, mai a disagio lungo tutte le variazionitematiche dell’album, e capace di una superba prestazione anche in un pezzoacustico chitarra/percussioni come “Valiant Day”, che chiude in maniera stupendaquest’album. L’unica nota di demerito è la mancanza di una cover che avevo avutomodo di ascoltare qualche tempo fa e che è stata inclusa soltanto nella releasegiapponese (su licenza per King Records), la mitica “The Crown And The Ring(Lament Of The Kings)” dei Manowar, molto ben interpretata dalla band con dei coriche avrebbero fatto rabbrividire perfino Joey DeMaio… peccato!