6.0
- Band: VALLORCH
- Durata: 00:48:40
- Disponibile dal: 25/09/2015
- Etichetta:
- Nemeton Records
- Distributore: Halidon
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Dopo tre anni dall’ottimo debut “Neverfade”, tornano i veneti Vallorch con questo “Until Our Taie Is Told” e, diciamolo subito, convincono molto meno. L’impressione generale è che la band abbia ammorbidito molto il suo sound, puntando molto di più sul cantato ‘pulito’, sopratutto avvalendosi dell’ottima voce di Sara Tacchetto; questo, però, potrebbe essere un semplice cambio di stile ed una scelta atta ad ampliare il bacino del proprio pubblico, qualcosa di ‘furbo’, magari, ma non necessariamente un male. Invece su questo nuovo lavoro mancano le melodie che tanto conquistavano nel debut dei Vallorch e che riuscivano a creare delle atmosfere nuove ed evocative in un genere tanto abusato quale è il folk metal. Al primo ascolto tutto sembra filare abbastanza liscio ma, quando “Until Our Tale Is Told” finisce, ci si rende subito conto che manca qualcosa, cioè proprio quell’abilità compositiva che portava a “canticchiare” i pezzi appena sentiti (e, visto il genere proposto, questo aspetto è importantissimo). Certo, non mancano episodi ben riusciti (la title track è potente e diretta e ricorda molto le parti migliori di “Neverfade” e anche “Crystal Rememberance” riesce a creare le giuste atmosfere), ma nel complesso il tutto manca di mordente. Non c’è dubbio che il gruppo si confermi formato da ottimi musicisti, con una capacità arrangiativa fuori dal comune e che il disco abbia un’ottima produzione, riuscendo sempre a far risaltare la notevole quantità di strumenti utilizzata dai Vallorch; come dicevamo sembrano mancare proprio i pezzi, le melodie, il riffing… insomma, l’ossatura stessa di un disco. Non vogliamo dire che questo nuovo lavoro sia solo un esercizio stilistico, perché si sente che c’è molto di più e la passione della band traspare, ma qualcosa sembra essersi guastato. Un ottimo esempio di tutto questo è la conclusiva “Carnelian Masquerade”, con i suoi quasi dieci minuti di durata risulta poco scorrevole, come se il gruppo avesse voluto mettere in mostra tutto ciò che sa fare, costruendo un pezzo ostico che annoia presto per la sua mancanza di dinamismo. Tutto ciò lo troviamo, bene o male, in quasi tutte le tracce ma, in questo caso, viste sia la durata che la scelta di usare la canzone come chiusura di “Until Our Tale Is Told” si palesa in modo molto più evidente. Intendiamoci: i Vallorch non hanno fatto un brutto disco, anzi; si sa inoltre che il secondo lavoro di una band è spesso il più difficile, quindi siamo certi di avere davanti solo un piccolo passo falso, convinti che la storia dei Vallorch debba ancora essere raccontata nella sua interezza e che tutte le potenzialità del debut siano ancora presenti e vadano solo ritrovate.