8.0
- Band: VANDEN PLAS
- Durata: 00:55:12
- Disponibile dal: 19/04/2024
- Etichetta:
- Frontiers
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I Vanden Plas negli ultimi vent’anni avevano pubblicato una serie di concept album, dapprima con i due “Chronicles Of The Immortals” (2014-2015) e poi con i due dischi dedicati a “The Ghost Experiment” (2019-2020): un periodo che, a nostro avviso, non ha rappresentato propriamente il picco creativo della loro discografia, con risultati magari non scadenti, ma quanto meno un po’ altalenanti. Inoltre, la band tedesca, la cui line-up è stata caratterizzata da un’invidiabile stabilità, ha subito un brutto colpo con l’abbandono del tastierista Gunter Werno, un membro molto importante per il contributo che ha sempre saputo dare e che suonava con loro dal lontano 1990.
Non eravamo dunque, in tutta sincerità, chissà quanto ottimisti circa quello che poteva essere il futuro dei Vanden Plas; sono tuttavia emersi segnali incoraggianti l’anno scorso, quando i fratelli Lill e Andy Kuntz si sono presentati con il progetto degli All My Shadows, pubblicando un disco dove gli autori sembravano ritrovare una freschezza compositiva e una disinvoltura che ultimamente sembrava essersi un po’ persa nei dischi della loro band madre.
Con riguardo a quest’ultima, non era certamente facile sostituire Werno: il suo successore è stato individuato in Alessandro Del Vecchio, il quale, pur non avendo potuto partecipare alla composizione del nuovo album, si è rivelato un’ottima scelta e si è riuscito a calare perfettamente nel loro stile.
Il nuovo full-length presenta un titolo non certo facile, “The Empyrean Equation Of The Long Lost Things”, ma si adatta bene all’essenza del disco, anch’esso certamente non proprio semplice: le tracce, infatti, sono soltanto sei, ma sono tutte mediamente piuttosto lunghe e complesse.
Già dai primissimi ascolti, possiamo dire che Andy Kuntz e compagni hanno saputo spazzare via tutte i nostri timori e le nostre remore. La band dimostra infatti di aver ritrovato una brillantezza e uno smalto come non ascoltavamo da tempo: i brani sono delle splendide cavalcate di prog metal, caratterizzati da riff imponenti, con la giusta dose di melodie e parti strumentali magnifiche, in perfetto stile Vanden Plas, ma anche con un vigore e una creatività che rimandano alle radici del gruppo tedesco. Stephan Lill, poi, è davvero in grande spolvero e si rende autore di tanti bellissimi assoli (alcuni dei quali tra i più belli della sua carriera), sia veloci e dirompenti che emozionanti e carichi di feeling.
Tutti i brani della tracklist, non solo le tracce di ampio respiro come la title-track, “Sanctimonarium”, “The Sacrilegium Mind Machine” o “March Of The Saints” (che è un po’ la summa di quanto si può ascoltare nell’album), ma anche pezzi un po’ più ‘concentrati’ come la splendida “My Icarian Flight”o “The Call Me God”, si caratterizzano per un continuo susseguirsi di cambi tematici, di suggestioni e atmosfere che si accavallano e s’intrecciano con grande maestria, in un autentico viaggio sonoro che farà certamente la gioia degli amanti del prog metal.
Un’ottima ripartenza dunque per la band tedesca, che ha saputo superare un momento un po’ critico per ritornare più forte che mai, pubblicando un disco che a nostro parere è probabilmente il più convincente dai tempi di “Christ O”.