7.5
- Band: VANEXA
- Durata: 00:43:37
- Disponibile dal: 25/10/2016
- Etichetta:
- Punishment 18 Records
- Distributore: Andromeda
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Fino a qualche anno fa, difficilmente avremmo potuto immaginare il piacere di recensire un nuovo studio album dei Vanexa: parliamo infatti di un gruppo leggendario del metal italiano, se consideriamo che affonda le sue origini già alla fine degli anni ’70 e che ha consegnato alla storia due full-length come quello omonimo del 1983 e “Back From The Ruins” del 1988. L’ultimo loro studio album, tuttavia, risaliva ormai al 1994 (“Against The Sun”), seguito da qualche compilation e live. I Vanexa però non erano scomparsi del tutto e, in effetti, in tempi più recenti si erano riformati nuovamente nel 2009. Da allora c’è stato qualche ulteriore cambio: l’attuale line-up comprende, assieme ai membri storici Pagnacco (che ha definitavamente lasciato i Labyrinth per dedicarsi alla “sua” band) e Bottari, il chitarrista Artan Selishta ed i nuovi arrivati Pier Gonella (anche lui ex-Labyrinth, presentato al gruppo da Tiranti, dapprima pure nei Vanexa) e Andrea Ranfagni. Cos’hanno i Vanexa di oggi rispetto a quelli di un tempo? Sicuramente la stessa attitudine: “Too Heavy To Fly” trasuda infatti passione, voglia di suonare quello che piace infischiandosene delle mode e delle tendenze. Lo stile è magari più vicino al metal melodico o all’hard rock, però il modo di comporre e di strutturare le canzoni è in qualche modo legato ad un gusto e ad uno stile tipicamente ottantiano. Il disco ha potuto, in tal senso, godere di una produzione che ha mantenuto questo feeling con il passato, ma che ha conferito al tempo stesso una veste più svecchiata, con un sound che suona obiettivamente più fresco e attuale (sotto questo profilo, immaginiamo sia stato fondamentale l’apporto soprattutto di Pier Gonella). Un’impostazione di questo tipo si è rivelata sicuramente vincente, perché “Too Heavy To Fly” non appare affatto come l’ennesima operazione nostalgica giusto per tirare in ballo vecchi moniker quando non si hanno più idee: al contrario, parliamo di un disco godibilissimo, in grado di stuzzicare i ricordi dei vecchi metallari ma al tempo stesso capace di affascinare anche i più giovani, grazie alle sue melodie accattivanti, al suo riffing potente ma raffinato e ai suoi ritmi coinvolgenti. Tra le tracce che maggiormente ci hanno convinto, segnaliamo innanzitutto la title track, seguita da “007”, “It’s Illusion” e “The Traveller” (in quest’ultima traccia la band si avvale dell’apporto in veste di guest addirittura di Ken Hensley degli Uriah Heep); molto bello, poi, anche un pezzo più melodico ed atmosferico quale “Kiss The Dark”. Certo, magari non tutta la tracklist è allo stesso livello e in fin dei conti neppure si può parlare di un ritorno della band con un nuovo capolavoro di stampo epocale. Poco importa però, perché la pubblicazione di “Too Heavy To Fly”, oltre ad essere di per sé già quasi un autentico evento, ci presenta una band in grande spolvero, che ha davvero ancora qualcosa da dire e da trasmettere, e dimostra di non volersi limitare a vivere di nostalgia, realizzando così un ideale un punto d’incontro tra diverse generazioni, tra il passato ed il presente del metal italiano.