4.0
- Band: VANIR
- Durata: 00:35:53
- Disponibile dal: 11/04/2011
- Etichetta:
- Mighty Music
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L’invasione di gruppi folk metal, trainata dal successo dei maggiori esponenti di un genere amatissimo soprattutto in Nord Europa, sembra non avere freni. E proprio dal Nord Europa arriva l’ennesima giovane band abbigliata con armature, costumi vichinghi e armata di cornamusa, flauti e purtroppo in questo caso di fisarmonica campionata dalla tastiera. Sette musicisti di cui tre ragazze probabilmente cresciuti a pane e Finntroll che riescono a raggiungere il traguardo del debutto discografico nonostante una serie di carenze piuttosto evidenti, in primis le idee. Il songwriting di questi giovani è poco ispirato e carico dei soliti clichè che ritroviamo anche nell’immagine stessa del gruppo e nella copertina di questo lavoro. L’approccio generale dei Vanir è inoltre espressione di una volontà per certi versi “korpiklaanesca” di divertirsi e divertire con pezzi danzerecci e in certi casi alcolici, degni di una festa di villaggio. I soliti giri melodici folkloristici/medievaleggianti imperniati su ritmiche divertenti ma dai riff piatti, scontati e privi di mordente, si uniscono a voci in growl altrettanto approssimative sia come esecuzione che come linee vocali. I testi, come da copione, sono rigorosamente in lingua nativa e ispirati alla mitologia e al folklore nordico. Il tutto è ulteriormente aggravato da suoni di medio-basso livello che faticano ad amalgamare i vari strumenti e rendono piuttosto grezzo il sound del disco. L’accostamento tra metal con cantato estremo e melodiche parti folk non è cosa semplice e se da un lato può essere una via breve per un modesto contratto discografico, dall’altro può riservare spiacevoli sorprese per chi cerca di avventurarsi in questo settore con sufficienza e senza le adeguate idee e capacità. Purtroppo per loro i Vanir ricadono in questa cerchia di band assolutamente superflue che non riescono ad aggiungere nulla ad una scena già da tempo satura e non possono in alcun modo competere con le formazioni che guidano da anni il genere in questione. Dall’ascolto dei 35 minuti di “Særimners Kød” resta quindi ben poco da salvare, solo qualche sprazzo qua e la che potrebbe interessare solo ai die-hard fan di Svartsot, Finntroll, Trollfest, Heidevolk e affini.