8.0
- Band: VARAHA
- Durata: 01:08:46
- Disponibile dal: 26/04/2019
- Etichetta:
- Prosthetic Records
- Distributore: Audioglobe
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Ufficialmente i Varaha sono nati nel 2013, ma per quanto ci riguarda le loro radici affondano più lontano nel tempo. Fabio Brienza, l’italianissimo chitarrista/cantante di questa formazione con base a Chicago, negli anni Novanta è infatti stato una delle menti dei capitolini Another Day, death metal band di matrice progressive/avantgarde dalle cui ceneri nacquero i Klimt 1918. Lasciata Roma per trasferirsi negli Stati Uniti, Fabio, almeno in ambito metal, ha fatto presto perdere le proprie tracce, sino appunto al 2013, quando il progetto Varaha ha iniziato a muovere i primi passi. Dopo un singolo rilasciato nel 2016 e un EP omonimo l’anno seguente, giunge ora il momento del debutto sulla lunga distanza, “A Passage for Lost Years”, pubblicato tramite Prosthetic Records.
Musicalmente, quello in questione è un LP che risente molto della vecchia esperienza del frontman: il materiale prende infatti le mosse da una miscela di death, progressive e avantgarde metal di stampo europeo, esposta tramite una scrittura che combina fluido e ostico, carezze e distorsioni, quiete e tempesta, il tutto avvolto in un sound più rotondo e moderno, certamente al passo con i tempi. Un songwriting che fornisce ricchi e colorati arrangiamenti a ciascuna delle canzoni in scaletta, grazie anche al decisivo apporto di una piccola orchestra in cui, fra gli altri, spiccano ospiti come Nora Barton (Mucca Pazza, Mono) al violoncello, Nick Broste (Mono, Wilco) al trombone e Bruce Lamont (Yakuza, Brain Tentacles) al sassofono.
Senza dubbio in questo senso, “A Passage…” non è un lavoro che pecca di piattezza, con il gruppo che decide di affiancare alla solida base metal una misurata componente orchestrale, arie prog rock e dark wave, e una vena melodica a dir poco variopinta. Un proposito ardito, a cui fortunatamente segue uno svolgimento a tratti davvero entusiasmante. Fra il largo range della voce di Fabio, che con clean e growling vocals con puntualità riesce a sottolineare ulteriormente ciò che le chitarre e l’orchestra provano ad elevare, riff e arpeggi che regolarmente effettuano voli trascinanti, fra belle intuizioni e citazioni colte (vedi il clamoroso break katatonico di “Climax & Exile”), e vari interludi strumentali pieni di una malinconia ammaliante, il disco arriva dritto al cuore nonostante la sua importante durata complessiva, mettendo in mostra una regia attenta e una capacità di seminare dettagli sonori e motivi che restano subito in mente al momento e al posto giusto, per una sorprendente continuità nell’ascolto.
Facile dunque definire “A Passage for Lost Years” un’opera ambiziosa e riuscita; un notevole biglietto da visita per una band già decisamente matura e, per certi versi, anche la dimostrazione di quanto i suddetti Another Day fossero speciali. Caldamente consigliato ai fan di Katatonia, Edge Of Sanity, Anathema e Novembre d’annata, ma anche a quelli di gruppi un tantino più recenti come Agalloch, Junius e Disillusion.